La situazione pandemica e la conseguente trasformazione digitale hanno messo sotto stress i team IT. Le reti sono diventate indispensabili per la produttività, ma sono spesso sovraccariche, non sempre riescono ad essere affidabili e può essere difficile far fronte alle richieste di scalabilità e agilità. L'89 percento delle aziende italiane concorda sul fatto che nei prossimi cinque anni
la sicurezza delle reti sarà la sfida maggiore da affrontare.
Senza investimenti, l'84% delle aziende si dice consapevole che i problemi di sicurezza di rete non potranno che aumentare. Il guaio è che per oltre la metà delle aziende nostrane (54%) la pandemia potrebbe
limitare e restringere la spesa pianificata per la sicurezza di rete.
In parte perché sono già stati stanziati frettolosamente i fondi per ampliare la disponibilità di risorse e far fronte allo
smart working. In parte per la crisi economica che sta risicando i budget di molte realtà industriali.
Questo è in estrema sintesi lo scenario tratteggiato da un’indagine commissionata da Juniper Networks in collaborazione con la società di ricerca Vanson Bourne. Per collezionare i dati sono stati intervistati
mille professionisti senior IT di aziende in tutto il mondo, analizzando i rischi per la sicurezza aziendale prima e durante il boom del lavoro da remoto.
L'Italia
L'aspetto interessante della ricerca è l'estratto dei dati relativi al nostro Paese, dove il 36% degli intervistati ritiene che l’infrastruttura di rete della propria azienda sia
troppo frammentata per essere protetta in modo efficace. Sempre in Italia, solo il 34% ritiene che la propria azienda stia combattendo per realizzare una rete che sia
always on, always secure.
Inoltre, non stupisce che il 47,3 percento degli italiani intervistati reputi che il dipartimento IT della propria azienda impieghi mediamente
la metà del tempo per far funzionare le cose anziché per perseguire l'innovazione.
La buona notizia è che il 96 percento delle persone interpellate ammette un aumento della spesa in cyber security. Quella cattiva è che non è bastato per mettere le reti in sicurezza, visto che un'analoga percentuale ammette di avere dovuto sostenere dei costi per
rimediare alle violazioni e chiudere le vulnerabilità.
La fotografia della situazione italiana sembra quindi in chiaroscuro: si sono sostenute delle spese, più che altro per rimediare ai problemi maggiori e consentire il proseguimento delle attività. Però sono mancate lungimiranza e pianificazione, dato che ci sono comunque stati problemi e ci si è occupati poco di innovazione. Innovazione che, fatta per tempo e con i dovuti modi, forse avrebbe potuto evitare qualcuno dei problemi incontrati nel primo lockdown.
Le sfide non sono finite
A proposito di innovazione, puntando gli occhi sul prossimo anno si vedono già due minacce all'orizzonte. Una non è nuova, ma gli esperti stimano che nel 2021 sarà necessario affrontarla in maniera sistematica. Parliamo dell'
IoT, che ha allargato la superficie di attacco e che richiederà provvedimenti ad hoc per proteggere le reti.
L'altra è
l'esordio del 5G, che da una parte aprirà nuove e importanti potenzialità per le applicazioni in tempo reale sia in campo sanitario, sia in tutti gli ambiti produttivo. Dall'altra però farà viaggiare le minacce informatiche più velocemente, quindi sarà necessario adottare misure restrittive per bloccare il maggior numero possibile di cyber attacchi.
Per conoscere tutte le sfide per la cyber security del 2021 leggete lo speciale Cyber security: prospettive 2021 - I principali sviluppi per il 2021 nel campo della cyber security e che cosa fare per farsi trovare pronti a reagire in maniera efficace.
Queste due sfide saranno sfiancanti, perché già ora il 97% delle aziende interpellate fatica a proteggere le reti attuali in maniera efficace per carenza di competenze IT e per la crescita degli ambienti cloud. Il 60% del campione intervistato si dice certo che le
organizzazioni rischino di non riuscire ad affrontare queste sfide.