DarkSide: Robin Hood digitali o criminali in cerca di profitto?

Dopo avere intascato un riscatto di quasi 5 milioni di dollari, il collettivo di DarkSide si scusa pubblicamente per l’attacco a Colonial Pipeline. Gli esperti di cyber security non ci cascano: “sono semplicemente criminali che cercano di realizzare un profitto”.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

A seguito dell’attacco informatico a Colonial Pipeline, il più grande oleodotto degli USA, tutto il mondo ha puntato I riflettori su DarkSide. Un gruppo criminale da più parti definito il "Robin Hood" del ransomware, da cui molti, ingenuamente, non si aspettavano un attacco del genere.

Corey Nachreiner, CTO di WatchGuard Technologies, conferma in parte questa attitudine: “affermano di prendere di mira solo le organizzazioni che possono permettersi di pagare. E all'inizio, avevano ‘promesso’ di non attaccare scuole, ospedali, organizzazioni non profit o governi”.

Il manifesto e le scuse


Però, con Colonial Pipeline, i Robin Hood del digitale hanno attaccato un Governo. Che cos’è andato storto? A spiegarlo sono stati proprio gli esponenti del collettivo di DarkSide, tramite un manifesto sul dark web in cui affermano: “Siamo apolitici, non partecipiamo alla geopolitica, non abbiamo bisogno di vincolarci a un governo definito e cercare altre motivazioni. Il nostro obiettivo è fare soldi e non creare problemi alla società. Da oggi introduciamo la moderazione e controlliamo ogni azienda che i nostri partner vogliono crittografare per evitare conseguenze sociali in futuro”.

Altrimenti detto, il Ransomware-as-a-Service gli è scappato di mano. Per comprendere il messaggio bisogna fare un passo indietro. DarkSide è un collettivo che ha realizzato un’arma digitale molto insidiosa. Un ransomware che gli sviluppatori non usano in prima persona, ma affittano come servizio. Ovviamente si tratta di un’attività illegale che avviene sul dark web.

Ha spiegato molto bene Kaspersky questo modello in un recente report. L’operatore del ransomware incassa una quota del profitto (frutto dei riscatti pagati dalle vittime e della vendita dei dati rubati) compresa tra il 20% e il 40%. L’affiliato incassa il restante 60-80%.
Viene da pensare che, nelle contrattazioni sul dark web, gli operatori di DarkSide non siano stati sufficientemente chiari nello spiegare ai candidati affiliati la propria passione per Alexandre Dumas. Hanno affittato la propria arma a qualcuno a cui evidentemente non importa dei miti romanzeschi, e si sono ritrovati sulle prime pagine di tutti i quotidiani internazionali additati come nemici della Patria a Stelle e Strisce.

Da qui il manifesto e le scuse, che più d’uno fatica ad accettare. A seguito dell’attacco il prezzo del carburante è salito, il Presidente USA Biden ha dichiarato lo stato di crisi, le Agenzie Governative sono sul piede di guerra. E per fortuna Biden ha versato acqua sul fuoco quando qualcuno ha iniziato ad additare il Cremlino come responsabile: l’incidente diplomatico era dietro l’angolo.

Peggio ancora, le testate giornalistiche statunitensi hanno battuto in queste ore la notizia secondo cui Colonial Pipeline avrebbe pagato un riscatto di quasi 5 milioni di dollari in Bitcoin nelle ore successive all'attacco per avere il decyptor con cui tornare in possesso dei dati. Con un bottino del genere in tasca le scuse sono poco credibili.

Che cosa c’è di vero nel moralismo di DarkSide


Nachreiner ammette che "sì, ci sono prove che Darkside abbia elargito piccoli contributi in Bitcoin (10.000 dollari ciascuno) a enti di beneficenza come Children International e The Water Project”. Anche le transazioni in Bitcoin si possono monitorare e gli esperti hanno trovato donazioni a tali enti di beneficenza, quindi vuol dire che in effetti qualcosa di vero c’è nel perbenismo di DarkSide.

Non abbastanza per poter dire che il collettivo “ruba ai ricchi per dare ai poveri”. Come sottolinea lo stesso Nachreiner, “10.000 dollari rappresentano a malapena una frazione dei milioni che questi autori di minacce chiedono per il pagamento del riscatto. Si sostengono molto più di qualsiasi organizzazione di beneficenza e rimangono criminali indipendentemente dalle piccole azioni che potrebbero intraprendere per compensare. A mio parere, queste donazioni sono semplicemente uno stratagemma per farsi notare dal grande pubblico e distogliere l’attenzione dalle loro attività criminali opportunistiche e dannose."

La dura realtà

L’esperto di Watchguard pone una riflessione su due aspetti interessanti. Il primo è che “le infrastrutture critiche - come appunto gli oleodotti – sono un ovvio bersaglio informatico per gli attori sponsorizzati dallo Stato. La cosa alquanto interessante di questo particolare incidente è che sembra essere il risultato di un'attività criminale ransomware motivata dal mero denaro piuttosto che da un gruppo sponsorizzato da uno Stato”.

Tuttavia non accetta scusanti: “DarkSide è un gruppo criminale, nonostante i suoi tentativi di definirsi diversamente”. Il fatto che all’inizio abbia promesso di non attaccare scuole, ospedali, organizzazioni non profit o governi e poi sia stato responsabile dell’attacco a Colonial Pipeline dimostra solo ”che non si possono prendere in parola i criminali. I sistemi di controllo industriale e gli oleodotti sono a tutti gli effetti attività legate al governo e alle infrastrutture. Quindi, sebbene possano definirsi come i ‘Robin Hood’ del ransomware, sono semplicemente criminali che cercano di realizzare un profitto."

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