Nella presentazione del 2021 Thales Global Data Threat Report emergono interessanti dati sull'Italia.
Autore: Redazione SecurityOpenLab
L'82% delle aziende a livello globale è preoccupata per rischi legati alla sicurezza dovuti ai dipendenti in smart working. Circa la metà denota un incremento del volume, della gravità e della portata degli attacchi informatici negli ultimi 12 mesi. Sono alcuni dei risultati contenuti del 2021 Thales Global Data Threat Report presentato questa mattina da Luca Calindri, Country Sales Manager Italy & Malta di Thales Data Protection.
Lo scenario di partenza è ormai ben noto: la pandemia ha costretto le aziende a cambiare il proprio modo di lavorare. Ha causato una forte e non preventivata accelerazione del multicloud, un incremento degli attacchi informatici e altri problemi annessi.
Thales ha intervistato oltre 2600 professionisti di sicurezza a livello globale, di cui 950 in Europa. L'obiettivo era comprendere quali problemi ci sono, quali sono le possibili soluzioni e quali le preoccupazioni per il futuro. Globalmente tutte le aziende hanno dovuto mettersi in gioco e fare investimenti per permettere alle persone di lavorare da remoto.
Questo aumento ha portato a un proliferare di fornitori e di piattaforme diverse, che costringono la cyber security ad affrontare nuove sfide sia concrete, sia normative. Proprio sull'aspetto normativo si è concentrato Luca Calindri, sottolineando le considerazioni forti a livello europeo sulla necessità di affermare l'indipendenza dell'Unione Europea dallo strapotere delle multinazionali americane di servizi cloud.
Sono in atto forti investimenti da parte dei cloud provider principali per portare i propri data center sul territorio europeo. È la diretta conseguenza del GDPR, ma anche della sentenza Schrems II. Quest'ultima è cruciale al fine della soluzione di un problema annoso: nel momento in cui un'azienda europea sposta dati su una piattaforma statunitense, attua un conflitto di interesse fra GDPR e Partriot Act, che permette, per esempio, a forze come l'NSA di ottenere accesso a dati e alle chiavi crittografiche.
Sia Microsoft che Google hanno accettato il meccanismo della double key encryption, che prevede la necessità di due chiavi per accedere ai dati: una in possesso del cloud provider, una del cliente. Se quest'ultimo è europeo rispetta così i requisiti della sentenza Schrems II.
L'argomento tuttavia è spinoso perché esistono molte soluzioni, non tutte compliance alla normativa. Per esempio, con il BYOK (Bring Your Own Key) il cliente genera la chiave, la consegna al provider, che la usa per crittografare i dati. È un ibrido che non funziona perché il cloud provider ottiene accesso sia ai dati in cloud sia alla chiave di cifratura. Uno scenario migliore è quello identificato dall'acronimo HYOK (Hold Your Own Key), in cui la chiave è generata e custodita in casa dal cliente. Il provider la usa per proteggere i dati, ma non ne ha il controllo. Lo scenario ideale è invece il BYOE (Bring Your Own Enctryption), in cui il cliente genera le proprie chiavi e impone al cloud provider la propria tecnologia di cifratura, totalmente disaccoppiata dalle capabilities del cloud provider.
Non stupisce la generale percezione di aggravamento della situazione di minaccia continua. Il 58% degli intervistati ha ammesso di aver subito violazioni. La metà segnala un aumento degli attacchi informatici negli ultimi 12 mesi. per oltre la metà del campione i malware sono la principale fonte di attacchi, una percentuale simile riconosce l'aumento degli attacchi ransomware.
La parte interessante è lo scorcio sull'Italia fornito da Calindri. Nonostante l'Italia non sia la terza forza economica a livello mondiale, nel 2020 è stata la terza per esposizione agli attacchi ransomware. Significa che "siamo riusciti ad attirare l'attenzione dei criminali informatici in misura maggiore rispetto al nostro potenziale economico. Questo vuol dire che ci sono altri aspetti che sono stati presi in considerazione dagli attaccanti: siamo più esposti rispetto ad altri dal punto di vista della protezione delle infrastrutture, e abbiamo una carenza culturale che ci porta ad avere una minore sensibilità agli investimenti di sicurezza rispetto ad altri pùPaesi europei" ha commentato Calindri.
La minaccia per il futuro è una sola: l'incognita del quantum computing. Thales sta sviluppando iniziative anche in Italia, soprattutto nel mondo automotive, per esplorare la capacità di applicare appliance capaci di modificare l'entropia crittografia e neutralizzare il possibile rischio costituito dal quantum computing. L'obiettivo è spezzare il possibile rischio che algoritmi di cifratura oggi robusti possano essere domani sgretolati in poco tempo.