Attacchi fileless, uso di strumenti legittimi nelle attack chain. sofisticate tecniche di offuscamento del codice malevolo: strumenti come l'apprendimento automatico e una threat intelligence globale sono diventati le uniche armi efficaci per far fronte alle minacce sempre più sofisticate di APT e gruppi criminali organizzati. Facciamo il punto della situazione con gli esperti di ESET, Ivanti, SentinelOne, VectraAI, Westcon e Anomali.
Autore: Redazione SecurityOpenLab
Pandemia e conflitto ucraino hanno fatto aumentare gli attacchi APT negli ultimi due anni, complicando la gestione degli attacchi cyber. Sotto il profilo della difesa, infatti, il problema degli Advanced Persistent Threat è che dispongono di notevoli competenze tecniche e di grandi risorse economiche, che permettono loro di sviluppare attacchi con fini di lucro, ritorsioni a sfondo politico, sabotaggio di infrastrutture e molto altro.
Gli attori in campo sono molti e non hanno necessariamente un legame diretto con la guerra in atto: oltre ai russi, anche cinesi e nord coreani portano avanti i propri interessi con un modello sempre più improntato sul servizio (Ransomware-as-a-Service e Malware-as-a-Service), che permette da un lato di attaccare efficacemente le vittime, dall’altro di incassare denaro con l’affitto di strumenti e infrastrutture di attacco. Un circolo vizioso che alimenta il cybercrime rafforzandolo di continuo.
Nonostante la preparazione tecnica, resta sempre valido l’adagio che vede i criminali informatici preferire la massima resa con il minimo sforzo. Altrimenti detto: gli attacchi alle supply chain si affermano come il modo più efficace per ottenere grandi risultati, colpendo grandi realtà ottimamente difese sfruttando gli anelli più deboli delle loro supply chain, ossia i piccoli fornitori che non dispongono delle stesse difese.
È emersa quindi una necessità sempre più forte di democratizzare la difesa cyber, che deve necessariamente coinvolgere anche le piccole e medie imprese. Ovviamente queste ultime non possono competere con le enterprise né per la capacità di spesa né per la presenza di personale interno dedicato. Possono tuttavia appaltare la security a servizi esterni gestiti, i famosi MSSP, che rivestono un ruolo sempre più importante nella messa in sicurezza del sistema Paese.
Quando si vuole approntare un modello di difesa, il primo tema da chiarire è: da che cosa? Da qualsiasi tipo di attacco: poco importa che sia sponsorizzato da uno stato nazionale o che sfrutti argomenti di attualità per campagne a tema. Ransomware, phishing, backdoor, frodi finanziarie, furto di dati e credenziali, e via dicendo, sono tutti attacchi che possono essere motivati sia finanziariamente che politicamente, e che possono creare danni più o meno gravi. O che possono far parte di catene di attacco lunghe e complesse: basti pensare al phishing che veicola il payload di un keylogger, che a sua volta serve per collezionare le credenziali per il primo ingresso in rete, tramite il quale rubare dati e poi diffondere un ransomware.
Tutto dev’essere difeso, e per poterlo fare occorrono oggi tre elementi fondamentali: una visibilità a 360 gradi su tutta l’infrastruttura, la capacità di rilevare qualsiasi cambiamento rispetto all’abitudinario corso degli eventi, e l’automazione per una reazione alla velocità del computer – perché la reattività dell’uomo non è più sufficiente.
Vedere tutto significa avere un quadro ben preciso della composizione eterogenea della rete, e indirettamente avere coscienza dei nodi critici da proteggere a tutti a costi (i famosi gioielli della corona). Ma significa anche conoscere tutti i processi ordinari, e passarli al setaccio continuamente, in tempo reale, per rilevare qualsiasi cambiamento al modello standard. Un lavoro che solo l’intelligenza artificiale e il machine learning possono svolgere, ma che è fondamentale in un’epoca in cui l’attacco può fare perno su uno strumento di sistema legittimo, ma usato impropriamente. E, non dimentichiamo, significa passare per un’unica piattaforma di detection che faccia risparmiare tempo e denaro e che agisca come console unica di controllo della sicurezza.
Automazione è poi una parte dietro a cui si nasconde il complesso mondo della detection, remediation e response. Significa anche basarsi sulla threat intelligence per capire che cosa succede, intervenire immediatamente per bloccare l’attacco (limitando i danni), e ripristinare la situazione antecedente all’attacco. Tutto in una manciata di secondi, per evitare fermi produttivi che comportano perdite in denaro e danni d’immagine.
Questi tre elementi non prescindono dalla presenza di competenze umane di alto livello: oggi più che mai a fare la differenza su una buona soluzione di security non è il prodotto di per sé, ma l’associazione fra prodotto ed expertise. Ecco il motivo per il quale alcuni vendor di security offrono servizi oltre che prodotti, e perché è importante, in mancanza di un SOC interno, affidarsi a MSP e MSSP affermati per farsi consigliare il migliore abbinamento prodotto/servizio.