Android è il sistema operativo mobile più diffuso e, versione dopo versione, vede aumentare la sua ricchezza di funzioni. Ma ora che la sicurezza dei singoli dispositivi e la
protezione delle informazioni sono un elemento chiave per gli utenti consumer come per quelli business, diventa fondamentale che l'OS di Google si "irrobustisca". E da questo punto di vista
c'è da migliorare, anche secondo una ricerca di Panasonic.
Il report
Android On The March di Panasonic indica infatti che la mancanza di uno stretto controllo di Google sulle personalizzazioni del sistema operativo da parte dei produttori di smartphone e tablet ha portato a una
frammentazione del mercato. E questo non è certo un bene per la sicurezza. La maggior parte (66 percento) del campione di utenti analizzato da Panasonic ritiene ad esempio che i propri dispositivi dovrebbero ricevere
più patch di sicurezza.
E gli utenti Android sanno bene che anche come applicare queste patch è un potenziale problema. Quasi mai è possibile intervenire direttamente sull'aggiornamento di sicurezza di Android. Bisogna affidarsi quasi sempre agli
aggiornamenti Over-the-air (OTA) del produttore del singolo dispositivo. Produttore che, tranne rari casi, non è mai abbastanza sollecito.
E potrebbe non esserlo affatto nel caso di smartphone e tablet Android troppo datati. Una conseguenza della
rincorsa dell'ultimo modello di device è che molti produttori "abbandonano" quelli di due o tre generazioni prima. Senza quindi rilasciare più aggiornamenti di sicurezza che sarebbero invece necessari. "
È importante - spiega in questo senso
Jan Kaempfer, General Manager for Marketing di Panasonic Computer Product Solutions -
che gli acquirenti riconoscano che non tutti i dispositivi Android sono uguali".
Tutto questo vale in generale ma in particolare nelle aziende, dove la quota di device Android è in forte crescita. Secondo Panasonic è salita mediamente al
72 percento nella regione Emea (la rilevazione è relativa alla prima metà del 2018). La quota di penetrazione dovrebbe aumentare ulteriormente nel prossimo futuro, o almeno così dichiara la maggioranza (55 percento) delle aziende analizzate.