Spionaggio industriale: i dati valgono più di un riscatto elevato

Un attacco informatico studiato da Bitdefender mette in guardia sugli attacchi ibridi: sono sempre più diffusi, e nessuno può ritenersi al sicuro.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

Il numero di violazioni della sicurezza causate da exploit che sfruttano le vulnerabilità è raddoppiato nell'ultimo anno e la conferma concreta è in una ricerca condotta da Bitdefender su una sofisticata campagna di spionaggio industriale. La vittima è stata un'azienda tecnologica statunitense, ma questo ha un’importanza secondaria. Quello che conta sono le tattiche e tecniche che gli attaccanti hanno messo in campo per un attacco che si è svolto nell'arco di diversi mesi. Le finalità di tale attacco non sono chiare, ma si può restringere a tre i possibili moventi: ottenere vantaggi competitivi, dato che l’obiettivo primario sembra proprio l’esfiltrazione di dati, causare danni, oppure uan mera speculazione.

Il nocciolo della questione è che sono state sfruttate vulnerabilità note, a partire dal primo ingresso in rete, avvenuto tramite un'istanza del server web ZOHO ManageEngine ADSelfService Plus rivolta a Internet. Tale server era indebolito da una vulnerabilità con criticità di 9.8 su 10 nota e non corretta, tracciata con la sigla CVE-2021-40539. Già sfruttata in passato da diversi attaccanti, fra cui il gruppo ransomware AvosLocker, consente a un criminale informatico di bypassare l'autenticazione ed eseguire codice arbitrario.

Dopo aver fatto ingresso nella rete target, gli attaccanti hanno distribuito una shell web in una directory accessibile da Internet, che hanno poi utilizzato per accedere a un server web da remoto. I cyber criminali hanno quindi messo in campo sia tecniche di scansione delle vulnerabilità, sia quelle per l’esfiltrazione dei dati. Per questo motivo l’attacco è definito ibrido.


E sono proprio gli attacchi ibridi a preoccupare, perché l’evoluzione dello scenario del cybercrime si direziona sempre di più verso il furto dei dati piuttosto che verso la loro distruzione e inaccessibilità – che è lo scenario tipico del ransomware. Il motivo, nemmeno a dirlo, è che i dati sono il nuovo petrolio. Una banalità ripetuta decine di volte, che però ha un fondamento: gli stati nazionali che finanziano i gruppi APT sono interessati ai dati per aumentare la propria competitività o per usarli contro il legittimo proprietario.

Gli attaccanti finanziariamente motivati possono fare profitti ingenti rivendendo credenziali, dati sensibili, accessi a reti target e molto altro. Un cambiamento di scenario che mette a rischio le aziende di qualsiasi dimensione considerate un obiettivo di valore o un percorso verso un obiettivo più grande. Va da sé che quelle maggiormente a rischio operano nei settori manifatturiero, energetico, finanziario. Ma devono guardarsi dal rischio anche i comparti della difesa e gli altri settori critici in generale.


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