Nei prossimi quattro anni il costo del cybercrime è destinato ad aumentare esponenzialmente. Di pari passo saliranno anche gli investimenti in cybersecurity.
Autore: Redazione SecurityOpenLab
Da qui al 2027 il costo del cybercrime ammonterà a 23,82 trilioni di dollari, contro gli 8,44 trilioni di dollari nel 2022. La stima è opera degli analisti di Fair Betting Sites, da cui seguono importanti considerazioni sul conseguente andamento del mercato della security. La forma di criminalità informatica che ha creato i danni finanziari maggiori è stata quella della compromissione delle email aziendali. Seguono, in ordine di costi, le truffe sugli investimenti, le violazioni dei dati personali e le truffe immobiliari.
Per quanto la stima possa essere credibile, è da considerare che potrebbe essere conservativa. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un incremento notevole della disponibilità di armi cyber a causa dell’industrializzazione del cybercrime, all’espansione dei servizi as-a-service e alla commistione sempre più stretta fra cybercrime e APT. Man mano che i criminali informatici affinano le proprie tecniche, tattiche e strumenti, i danni causati dal crimine informatico possono solo crescere. Da qui la necessità di proteggere sempre di più e meglio tutte le infrastrutture, da quelli governative a quelle private, anche si piccole dimensioni.
La maggioranza delle vittime di crimini informatici nel 2022 si trovava negli Stati Uniti, per questo motivo gli Stati Uniti sono anche il paese in cui di genera la maggior parte delle entrate ascrivibili alla cybersecurity. Gli analisti stimano che, sulla scia dell’andamento degli ultimi anni, entro il 2027 gli USA genereranno 102,3 miliardi di dollari di entrate dovute alla sicurezza informatica, con un aumento del 61,8% rispetto ai 63,28 miliardi di dollari previsti nel 2022. Completano la top 5 dei maggiori investitori Cina, Giappone, Regno Unito e Germania.