Due attacchi a pochi giorni di differenza ricordano che i cyber criminali non vanno in vacanza, anzi, cercano di approfittare della pausa estiva per colpire.
Autore: Redazione SecurityOpenLab
Ogni anno le vacanze estive coincidono con attacchi cyber di grande portata; quest’anno fra le vittime più illustri ci sono LinkedIn e Poste Italiane. Due incidenti molto differenti, accomunati semplicemente dal fatto che i cyber criminali sono stati ingolositi dalla potenziale riduzione del personale nel periodo vacanziero per definizione. Nel caso di LinkedIn è andato in scena il sequestro o il blocco di decine di account di utenti da tutto il mondo. Postel S.p.A., affiliata a Poste Italiane, è invece stata colpita a Ferragosto da quello che sembra essere un attacco ransomware.
Il caso più originale e con maggiore eco mediatica è senza dubbio quello di LinkedIn, se non altro per il coinvolgimento di utenti di varie nazionalità. Una diffusa campagna di hacking ha portato gli attaccanti ad ottenere l’accesso a un numero non precisato di account, di cui sono state cambiate le email e le password. Gli esperti di Cyberint, che hanno approfondito le indagini, riferiscono di due casistiche differenti.
Gli utenti che avevano meglio protetto i propri account con password complesse, l’attivazione dell’autenticazione a due fattori o entrambe, hanno solo ricevuto una email dalla piattaforma che li informava che i loro account erano temporaneamente bloccati a causa di "attività insolite". L’ipotesi più accreditata è che gli attaccanti abbiano usato tecniche di brute force per cercare di forzare le password, facendo scattare le mosse precauzionali del sistema. In questo caso l’unico fastidio per gli utenti è stato doversi collegare mediante la 2FA per confermare la propria identità e cambiare la password prima di poter accedere di nuovo.
Nei guai seri si trovano invece gli utenti che non avevano attivato alcun controllo sulla identità e/o che avevano impostato password facili da forzare. In molti casi i cyber criminali hanno ottenuto accesso ai loro account e cambiato sia l’indirizzo email di riferimento sia le password, recapitandogli poi una richiesta di riscatto per la restituzione dell’account. La beffa è che queste vittime si sono rivolte al social media nel tentativo di riottenere l'accesso ai propri account, senza poter risolvere il problema – almeno per il momento. Sembra che in alcuni casi gli attaccanti abbiano persino predisposto la 2FA sugli account modificati.
Da manuale sembra invece il caso di Poste Italiane, su cui le informazioni sono frammentarie. Gli attaccanti sarebbero riusciti a entrare nei sistemi e a mettere mano su alcuni dati interni, poi avrebbero recapitato una richiesta di riscatto.
L’attacco è stato rivendicato dal noto gruppo Medusa Locker, attivo sulla scena cyber almeno dal 2020 e oggetto di diverse allerte da parte degli enti statunitensi. Senza originalità ma con grande efficacia, il tipico modus operandi di questo gruppo prevede il primo accesso in rete mediante configurazioni RDP vulnerabili, campagne di phishing o di spam. Una volta attivo, si serve di uno script PowerShell per diffondersi in rete e di un'API di Gestione del riavvio di Windows per terminare i processi o i servizi aperti. L’attacco si conclude con la cifratura dei dati mediante crittografia AES-256.
Fra le note caratterizzanti di Medusa Locker c’è l’elevato importo dei riscatti richiesti, che raggiungo i 3 milioni di dollari. Cisa e FBI hanno pubblicato e aggiornato più volte le TTP di questo gruppo e gli Indicatori di Compromissione (IoC).