La mancanza di sicurezza dei dispositivi legati all'Internet of Things (
IoT) è l'argomento centrale dello studio di F-Secure intitolato "
Attack Landscape H1 2019: IoT, SMB traffic abound". L'azienda specializzata nella sicurezza informatica fa il punto sugli attacchi mirati a violare i dispositivi IoT nel primo semestre del 2019, rapportandoli a quelli dello stesso periodo del 2018.
Quello che è emerso è che il numero di attacchi rilevati da gennaio a giugno di quest'anno è stato
dodici volte superiore rispetto a quelli conteggiati nello stesso periodo del 2018. La misurazione è avvenuta tramite la rete globale di honeypot, i server esca appositamente piazzati da F-Secure. Fra i motivi che hanno portato all'impennata di attacchi c'è senza dubbio l'aumento esponenziale del traffico relativo all'IoT, e di conseguenza dei potenziali bersagli.
I Paesi più colpiti nel primo semestre 2019, a confronto con lo stesso periodo del 2018Dall'altro lato però ci sono problemi risaputi di sicurezza a cui non si è posto alcun rimedio. Primo fra tutti il fatto che la maggior parte dei prodotti installati utilizza
username e password preimpostati in fabbrica, per mancanza di personalizzazione da parte dell'utente.
Gli hacker cercano di sfruttare le vulnerabilità per diffondere principalmente
ransomware e trojan per attuare frodi bancarie. Andando nello specifico, la maggior parte degli attacchi (760 milioni di eventi) ha cercato di sfruttare il protocollo Telnet usato dai dispositivi IoT. Nel primo semestre del 2018 gli attacchi di questo tipo registrati furono 611 milioni. Al secondo posto ci sono gli attacchi al protocollo UPnP. Il malware più usato è stato Mirai, che infetta i dispositivi IoT come videocamere IP e router che utilizzano le credenziali preimpostate in fabbrica, e li aggancia a botnet che conducono attacchi DDoS.
Le vulnerabilità più sfruttateIn aumento vertiginoso anche gli attacchi verso la porta SMB 445, ampiamente impiegata nelle PMI per condividere file, stampanti, porte seriali e comunicazioni di varia natura tra diversi nodi di rete. In questo gli attacchi vengono sferrati con una vecchia conoscenza, Eternal, a cui facevano capo gli exploit impiegati nel 2017 per diffondere il ransomware WannaCry. Sorprende il fatto che ci siano tuttora in rete milioni di dispositivi che non sono ancora stati messi in sicurezza, considerati i danni registrati con WannaCry.
Eternal ha sferrato 556 milioni gli attacchi.
Passando al quadro geografico, i Paesi da cui è partito il maggior numero di attacchi sono stati, nell'ordine, Cina, Stati Uniti, Russia e Germania. Quelli più colpiti sono stati Stati Uniti, Austria, Ucraina, Regno Unito, Paesi Bassi e Italia.
Per evitare soprese spiacevoli è necessario tenere aggiornati i sistemi operativi e i software installati, e sostituire le credenziali preimpostate in fabbrica con password ad alto livello di sicurezza.