Da quando sono in vigore le misure di distanziamento sociale, sono esplose le
videochiamate. Sono le uniche strade (digitali) liberamente percorribili per tenersi in contatto con familiari e amici. E soprattutto per organizzare riunioni con colleghi e clienti. Il problema è che i cyber criminali stanno tentando ogni strada per convertire l'improvvisata vita digitale della collettività in
opportunità di lucro.
Il risultato è che anche nel cercare l'applicazione per videochiamate da usare occorrono
prudenza e un atteggiamento circospetto. Un esempio è quello che sta accadendo con
Zoom, un'applicazione per videoconferenze, riunioni di gruppo, webinar e altro. Gli esperti di Check Point hanno rilevato l'esplosione di
domini Zoom falsi. Non è un problema di sicurezza che riguarda direttamente Zoom.
È una
frode digitale per trarre in inganno gli utenti poco avvezzi all'uso degli strumenti digitali e trasformarli in vittime. Non avendo mai usato l'applicazione, la cercano online. Negli ultimi giorni stanno rischiando di incappare in domini falsi che possono scatenare attacchi alla sicurezza informatica. La probabilità è alta a causa del numero dei potenziali fake: oltre 1.700 da gennaio ad oggi, oltre 400 solo nell'ultima settimana.
Peraltro, il client Zoom di Windows è anche soggetto a una
vulnerabilità UNC (Universal Naming Convention) path injection. Questo è un problema di sicurezza che Zoom deve risolvere. In sostanza, un cyber criminale potrebbe rubare le credenziali di Windows degli utenti che cliccano sul collegamento alla videochiamata che ricevono via chat dall'organizzatore.
Per chi non conosce il programma, quello che accade normalmente è che all'interno del client Zoom, coloro che partecipano alla riunione possono comunicare inviando messaggi di testo tramite l'interfaccia di chat. All'interno di questo ambiente tutti gli URL inviati vengono convertiti in collegamenti ipertestuali, così che si possano cliccare e aprire nel browser predefinito.
Il guaio è che il client Zoom
converte anche i percorsi UNC di Windows in un collegamento cliccabile. Che cosa c'è di male? Se un utente clicca sul collegamento a percorso UNC, Windows tenta di connettersi al sito remoto utilizzando il protocollo di condivisione SMB. Per impostazione predefinita invia il nome di accesso dell'utente e il relativo hash della password NTLM, che si può decifrare con strumenti gratuiti.
I ricercatori per la sicurezza che hanno cercato di verificare il bug hanno scoperto che è possibile entrare in possesso degli hash della password NTLM inviati al server che ospita la condivisione. E una volta fatto basta pochissimo tempo per il furto di credenziali.
I ricercatori hanno chiesto ai programmatori di Zoom di impedire al sistema di chat di convertire i percorsi UNC in hyperlink cliccabili. Una modifica che si auspica prenda corso velocemente.
Zoom non è l'unica nel mirino dei cyber criminali. Complice la diffusione delle lezioni online intraprese da centinaia di istituti, anche
Google Classroom nasconde delle insidie. In questo caso i malintenzionati cercano di sfruttare l'ingenuità dei giovani utenti dirottandoli su siti falsi in cui viene richiesto di reinserire le proprie credenziali.
Approfittiamo di questa notizia per ricordare che gli studenti dovrebbero limitarsi ad accettare l'invito a partecipare alle lezioni diffuso dagli insegnanti. E che le credenziali di accesso (soprattutto le password) non dovrebbero mai essere comunicate tramite altri canali. Come
spiega Gastone Nencini di Trend Micro, il rischio se qualcuno dovesse "imbucarsi" in una videoconferenza è quello dei deep fake.
Tutti gli aggiornamenti di cyber sicurezza sul coronavirus sono raccolti nello speciale Coronavirus e sicurezza: proteggersi dal contagio digitale
Non ultimo, per chi lavora c'è un altro importante pericolo: le
false VPN. Quasi tutte le imprese stanno usando connessioni VPN per garantirsi connessioni sicure fra l'infrastruttura aziendale e i computer dei dipendenti che lavorano da casa. Se però la VPN è falsa non svolge il suo compito, e crea problemi gravissimi perché connette gli utenti a siti Web dannosi.
L'unica accortezza è fare solo quello che viene comunicato ufficialmente dalla propria azienda. I liberi professionisti che necessitano di una VPN, invece, dovrebbero scansare offerte online casuali, e concentrarsi sui siti delle aziende di cyber sicurezza più famose. La maggior parte offre soluzioni VPN affidabili e garantite.