Marriott International ha subito una nuova
violazione dei dati a metà gennaio 2020, che ha interessato circa
5,2 milioni di ospiti. È il secondo furto di dati ai danni della catena alberghiera, dopo
quello scoperto nel 2018 che aveva coinvolto 500 milioni di clienti. La violazione, identificata alla fine di febbraio 2020, risalirebbe a metà gennaio 2020.
Stando alle informazioni ufficiali diffuse questa settimana, i cyber criminali avrebbero avuto accesso a un'applicazione usata per fornire servizi agli ospiti degli hotel in franchising. Dopo avere compromesso le credenziali di accesso di due dipendenti, le avrebbero usate per entrare in possesso dei dati personali dei clienti, fra cui
dati anagrafici, programmi fedeltà, preferenze di compagnie aeree, soggiorno e lingua. Gli ospiti coinvolti sarebbero circa 5,2 milioni.
Un portavoce di Marriott International precisa che le indagini sono in corso, e che allo stato attuale non risulta che il furto abbia interessato password o PIN degli account Marriott, né informazioni su carte di credito, passaporti o ID di altri documenti.
Le violazioni dei dati più devastanti del 21° secolo hanno interessato milioni di utenti. Ecco quelle più gravi della memoria recente.
L'azienda ha già provveduto a informare i clienti interessati e a cambiare le password del servizio compromesso. Gli esperti di sicurezza tuttavia allertano sul fatto che le informazioni di cui sono entrati in possesso i cyber criminali sono una
buona base da cui partire per perpetrare crimini informatici. In primis per scatenare
campagne di phishing mirate.
Alcuni esperti di sicurezza hanno sottolineato mancanze nell'applicazione delle regole base della sicurezza, come l'
autenticazione a due fattori e il monitoraggio dell'attività degli account utente. Entrambi avrebbero impedito la violazione o se non altro ne avrebbero ridotto drasticamente la portata.
Unica nota positiva è che il team di sicurezza di Marriott sembra aver ridotto il tempo di permanenza dell'attaccante a poco più di un mese. L'ultima volta la permanenza dei cyber criminali in rete si protrasse per oltre due anni.