Articolo aggiornatoCome realizzare le
app per monitorare il potenziale diffondersi del coronavirus? Ormai le
opinioni in merito sono molte, dopo le best practice di Sud Corea e Singapore. E si stanno moltiplicando anche gli approcci tecnologici e i
dati aggiuntivi su cui lavorare. Serviva
mettere un po' di ordine e ora prova a farlo la Commissione Europea.
Non siamo però ancora arrivati allo sviluppo di una sola app europea per la pandemia Covid-19. La Commissione si limita a
delineare un approccio comune all'utilizzo delle app. E soprattutto dei dati che queste possono raccogliere. Un approccio che comprende linee guida e paletti. Ma che rischia di essere sin troppo vago. E non troppo veloce.
Come in altri casi, la Commissione
spinge l'adozione di ciò che viene definito un toolbox. Che poi è un insieme di linee guida comuni per tutti i Paesi membri UE. Non una "cassetta" di strumenti tecnologici veri e propri. Linee guida che si concentrano su due aspetti chiave.
Da un lato c'è
l'approccio di fondo. Come cioè usare le app mobili per aiutare i cittadini a gestire il social distancing. E per essere in grado di avvisarli se ci fosse il rischio di un loro contagio. Dall'altro lato, le linee guida riguardano l'utilizzo dei dati raccolti. Come cioè usarli per
modellare la diffusione del coronavirus, senza violare la privacy di nessuno.
Il toolbox previsto dalla Commissione europea
non viene definito dalla Commissione stessa. In questo momento ne sono stati indicati solo i principi chiave. Devono essere i vari Paesi membri a delinearlo in dettaglio entro il prossimo 15 aprile.
Ogni nazione deve cioè indicare come intende approcciare i vari aspetti collegati allo sviluppo e all'uso di app di tracciamento. Tra i temi chiave: quali dati raccogliere e perché, come evitare la nascita di più app, il ruolo delle authority nazionali, la collaborazione con lo European Centre for Disease Control.
Che cosa è PEPP-PT, l'approccio al tracciamento di prossimità che diverse nazioni, tra cui l'Italia, stanno esaminando
C'è poi tutta la parte di analisi e modellazione dei dati raccolti. Anche qui serve un approccio comune su
come analizzare i dati di mobilità, anonimizzati. La Commissione ricorda che diversi operatori mobili europei sono già stati coinvolti, in modo da coprire le varie nazioni UE. I dati saranno raccolti dal Joint Research Centre (JRC), il servizio scientifico interno della Commissione. Questo li elaborerà e li analizzerà.
Senza condividerli con terze parti. E impegnandosi a conservarli solo per la durata dell'emergenza coronavirus.
Nello sviluppo delle loro app, gli Stati membri UE
devono sviluppare in pochi giorni i propri toolbox. Anche con l'aiuto della Commissione per quanto riguarda gli aspetti di privacy e data protection. Ci si aspetta che i toolbox vengano
messi in pratica entro fine maggio. Ossia, ci si aspetta che per quella data le app nazionali siano già attive. La Commissione le esaminerà periodicamente a partire da giungo. Per garantire che siano sempre in linea con i requisiti di tutela dei cittadini. E con le reali necessità del momento.
Aggiornamenti
La situazione per gli Stati membri non è d'altronde semplice. Guardiamo all'Italia. In una recente audizione alla Camera, il Ministro per l'Innovazione
Paola Pisano ha
indicato che la richiesta di contributi e pareri sul tema "Telemedicina e Data Analysis" ha portato una risposta rilevante.
Ben 319 soluzioni per il monitoraggio e 520 soluzioni per la telemedicina. Tutte potenzialmente utili a contrastare la diffusione del coronavirus.
A questo punto deve agire una
task force mirata che le valuti. Con esperti provenienti da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, OMS, Antitrust, Agcom, Garante privacy. Da qui ad arrivare a soluzioni di tracciamento - o meglio contact tracing -
il passo non sembra breve. Anche perché poi serve l'approvazione del Governo. E la condivisione con la UE.