Telsy: la cybersecurity delle tecnologie avanzate

Telsy lavora su crittografia quantistica e chip secure enclave, tecnologie che le permettono di avere un ruolo sempre più internazionale

Autore: Redazione SecurityOpenLab

Prima il lancio di un microchip progettato interamente in Italia, con funzioni di cifratura che permettono di elevare il grado di sicurezza in diversi ambiti tecnologici, dai dispositivi mobili alle Smart City, poi più di recente una implementazione di un ambiente di Quantum Key Distribution per mettere in sicurezza le comunicazioni dati: Telsy - centro di competenza in cybersecurity e crittografia che opera nell’ambito di TIM Enterprise – ha preso parte al Cybertech Europe 2024 ricordando le innovative soluzioni realizzate e che rafforzano il suo ruolo di punta per la cybersecurity nel Paese. Un ruolo che, in prospettiva, diventerà sempre più fondamentale in quanto la sicurezza cyber costituirà un elemento chiave anche fuori dall’IT tradizionale.

In questa evoluzione Telsy è impegnata a rendere disponibili sul mercato applicazioni di cifratura e cybersecurity all’avanguardia come i chip “secure enclave” e l’encryption quantistica. E sta avvicinando queste tecnologie alle esperienze concrete delle aziende, che sino a qualche tempo fa non le avrebbero probabilmente nemmeno considerate, percependole come troppo "impegnative".

Ovviamente – sottolinea Luca Iuliano, Engineering Director di Telsy – il tema della Quantum Key Distribution richiede ancora una sensibilità alla cybersecurity molto elevata da parte delle aziende. Ma anche dimensioni strutturali notevoli, perché la QKD nasce per mettere in sicurezza i collegamenti di backbone tra due sedi. Un caso d’uso tipico può essere la protezione dei collegamenti verso le filiali all'estero, per un'azienda che si sta espandendo a livello globale e vuole i più elevati livelli di sicurezza”.

Nel campo delle tecnologie quantistiche Telsy deve confrontarsi con una concorrenza globale“di fatto ci sono solo alcune aziende asiatiche che sono nostri veri competitor”, spiega Iuliano – e in questo senso poter contare sull’approccio altrettanto globale e sulle risorse del Gruppo TIM ha sempre la sua importanza. Nel caso specifico della QKD, anche perché ha consentito a Telsy di valorizzare al massimo le tecnologie della partecipata Quantum Telecommunications Italy, oltre che le sinergie con Sparkle.

Telsy ha un’ampia esperienza nel “pacchettizzare” la cybersecurity sotto forma di servizi che possono essere destinati ad aziende di ogni dimensione, PMI comprese. Portare sul mercato tecnologie evolute come la QKD è ovviamente sfidante, ma Telsy fa leva sulle sue competenze e sullo sviluppo commerciale maturato nel settore dei microcontrollori crittografici, un altro componente per il quale la concorrenza globale è molto elevata: “basti pensare ai grandissimi produttori di microchip che hanno già partnership importanti consolidate con tutti i grandi attori del mercato IT, e non solo”, ricorda Iuliano.

Per il Secure Microchip sono nate, ad esempio, collaborazioni importanti con industrie italiane che ne stanno studiano l’integrazione nei loro prodotti hardware. “Questo ci dà la conferma – spiega Iuliano – che il chip colma una lacuna di mercato, perché è importante vedere altre grandi imprese investire su un nostro prodotto che è relativamente giovane. L'annuncio è di circa un anno fa, ma un anno per una tecnologia così complessa è poco: avere già riscosso questo interesse per noi è un segnale importante”.

Il Made in Italy della cybersecurity

In uno scenario geopolitico che vede – lo si voglia o no – una crescente contrapposizione tra nazioni e blocchi, il valore del Secure Microchip è ancora maggiore. Un "secure element" crittografico permette infatti di proteggere i propri dati – il chip infatti è una piattaforma completa più che un singolo processore – indipendentemente dalle tecnologie che lo circondano.

Possiamo acquisire tecnologia straniera e renderla ‘proprietaria’ – racconta Iuliano – dotandola di funzioni di sicurezza che ne annullano qualsiasi potenziale minaccia. Questo porta la nazione a una governance tecnologica indipendente dalla sua capacità di produrre tecnologia. Ci saranno settori in cui l'Italia può produrre tecnologia proprietaria e altri dove invece deve necessariamente ‘nazionalizzare’ quella di altri. Il Secure Microchip permette di farlo”.

Il buon riscontro registrato da Telsy a livello internazionale per il Secure Microchip è un elemento importante non solo per le strategie della società ma anche, più in generale, perché è sempre più importante avere “technology champion” europei che sappiano soddisfare le necessità delle aziende altrettanto europee. “Crediamo – evidenzia Iuliano – in un'industria italiana che possa competere all'estero su tutti i temi della tecnologia. E per farlo è necessaria una cooperazione industriale nazionale, tra realtà grandi e piccole. Questa è sicuramente la strada per affrontare il mercato globale”.

In questo senso l'esperienza di QTI rappresenta un esempio di cosa si può fare per far crescere le giovani aziende tecnologiche nazionali. “C'è un proliferare di giovani aziende che si affacciano sul mercato – spiega Iuliano – e che possono dare il loro contributo grazie al valore delle idee di business e del livello tecnologico avanzato delle soluzioni proposte.


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