Aggiornamento al fondoIl supercomputer inglese
Archer è stato colpito da un attacco informatico. Era l'11 maggio quando gli aggressori hanno sfruttato i nodi di accesso di Archer, costringendo il team del System EPCC a disabilitare l'accesso al sistema.
Archer fornisce risorse preziose agli scienziati che studiano questioni globali, al servizio UK National Supercomputing e a un progetto del Servizio Sanitario Sazionale (NHS) che lavora allo sviluppo di un vaccino contro il coronavirus.
I funzionari responsabili delle indagini hanno dovuto informare gli esponenti della comunità scientifica che non saranno in grado di "accedere o inviare nuovi lavori". In una dichiarazione sul sito web ufficiale, si legge che "reputiamo che sia un grosso problema per tutta la comunità accademica, poiché
diversi computer sono stati compromessi nel Regno Unito e in altre parti d'Europa. Abbiamo lavorato con il National Cyber Security Center (NCSC) e Cray/HPE per comprendere meglio la situazione e pianificare soluzioni efficaci".
Inoltre, “tutte le password e le chiavi SSH di Archer verranno riscritte e non saranno più valide. Quando riprenderà il servizio, sarà necessario connettersi ad Archer utilizzando una chiave SSH e una password. È indispensabile non riutilizzare una vecchia password o chiave SSH".
Gli operatori hanno consigliato inoltre agli utenti di modificare le password su qualsiasi altro sistema su cui siano state usate le stesse credenziali di Archer.
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Che cos'è successo
Per capire che cos'è accaduto sono al lavoro diversi team universitari, insieme ad esperti dei partner tecnologici e del National Cyber Security Center. Saranno loro a stabilire quando sarà possibile ripristinare l'accesso sicuro alle risorse. La buona notizia è che non risulta che alcuna persona con accesso al supercomputer abbia riscontrato problemi. Finora non è stato confermato alcun furto di dati.
Gli esperti di sicurezza non hanno finora rintracciato prove certe che l'attacco sia stato mirato. Però la tempistica non è casuale. Ora sono all'esame altri attacchi sferrati contro
aziende farmaceutiche, organizzazioni di ricerca medica e università. In quei casi gli obiettivi erano dati sensibili e di intelligence, compresa la ricerca sul coronavirus.
Non è da escludere l'ipotesi che l'attacco possa essere un tentativo di mettere a repentaglio la ricerca correlata al COVID-19 o di rubare proprietà intellettuali legate ai trattamenti.
Aggiornamento
Oltre all'attacco ad Acher, sono state confermate azioni in Germania, Spagna e in Svizzera. In particolare, le azioni hanno riguardato anche il supercomputer Hawk dell'Università di Stoccarda (HLRS), i cluster bwUniCluster 2.0 e ForHLR II presso il Karlsruhe Institute of Technology (KIT), il supercomputer di chimica e scienza quantistica bwForCluster presso l'Università di Ulm. Idem per il supercomputer bioinformatico di bwForCluster BinAC presso la Tübingen University.
A stretto giro sono poi emersi problemi al Leibniz Computing Center (LRZ), all'istituto dell'Accademia bavarese delle scienze, allo Julich Research Center, in Germania, dove sono stati interessati i supercomputer JURECA, JUDAC e JUWELS. Lo stesso per il supercomputer Taurus della Technical University di Dresda, per un cluster di elaborazione ad alte prestazioni presso la Facoltà di Fisica dell'Università Ludwig-Maximilians di Monaco. Ultimo della lista è lo Swiss Center of Scientific Computations (CSCS) di Zurigo, che ha chiuso l'accesso esterno alla sua infrastruttura di supercomputer a seguito di un "incidente informatico".
Denominatore comune è l'infezione con malware di mining di criptovaluta. Tutti sono inaccessibili per consentire le indagini e la messa in sicurezza delle informazioni.
Il Team Security Incident Response Team (CSIRT) per lo European Grid Infrastructure (EGI), un'organizzazione paneuropea che coordina la ricerca sui supercomputer in Europa, ha
pubblicato campioni di malware e altre informazioni.