Immuni e in generale le altre app di tracciamento implementate dai diversi Paesi europei presto funzioneranno anche oltreconfine. La Commissione europea ha infatti annunciato una serie di specifiche tecniche che tali app devono soddisfare per consentire un fattivo scambio di informazioni tra le app nazionali di contact tracing, a condizione che utilizzino un approccio decentralizzato.
Significa che quando le indicazioni tecniche avranno preso corso,
le app nazionali funzioneranno anche quando gli utenti si recano in altri paesi dell'UE. È un passaggio importante nell'ottica della riapertura delle frontiere e della revoca di tutte le restrizioni di viaggio che sono state programmate nell'ottica di rilanciare non solo il turismo estivo, ma anche le attività di business.
Gli utenti non dovranno fare nulla: non bisognerà scaricare nessuna app aggiuntiva, perché varcati i confini l'app nazionale continuerà a funzionare come in Italia. Il Commissario per il mercato interno Thierry Breton ha commentato nella
nota stampa ufficiale che "
Mentre ci avviciniamo alla stagione dei viaggi, è importante garantire che gli europei possano utilizzare l'app del proprio paese ovunque si muovano all'interno della UE".
A questo punto si riapre e si amplia il nodo della
condivisione delle informazioni. Denominatore comune di tutte le app dovrà essere l'impossibilità di risalire all'identità delle persone che usano l'app. Un requisito che in realtà dovrebbe già essere soddisfatto, perché le linee guida europee a cui hanno dovuto attenersi i Paesi UE nella scelta delle app di contact tracing includevano già una clausola apposita.
Tutte le app nazionali, fra cui Immuni,
non devono fare uso di dati di geolocalizzazione. Sarà la Commissione a instituire un servizio gateway per trasferire efficientemente le informazioni rilevanti tra le app e i server. In questo modo si dovrebbe ridurre al minimo indispensabile la quantità di dati scambiati.
Anche sul fronte della decentralizzazione non ci sono interventi da fare. La Commissione ha appurato che la maggior parte degli Stati membri fa uso di app che raccolgono i dati su ciascun dispositivo degli utenti e non in un server centralizzato. L'esigenza è dettata da una maggiore tutela della privacy: meno sono le informazioni centralizzate, più è alta la garanzia di protezione dell'identità degli utenti.
Immuni, come le corrispettive app di Germania e la Svizzera, fanno già fronte a questo requisito. Lo stesso vale per le API utilizzate dai Paesi che hanno deciso di affidare il contact tracing a Apple e Google. Fanno eccezione solo Regno Unito e Francia, quindi le
loro app non sono idonee allo standard di interoperabilità.
Le nuove linee guida sono state un'occasione per ribadire nuovamente a livello istituzionale l'importanza dell'uso delle app di contact tracing. Questa volta l'appello è stato di Stella Kyriakides, Commissaria responsabile per la Salute e la sicurezza alimentare, secondo cui "
le tecnologie digitali sono fondamentali per allertare i nostri cittadini sui rischi di infezione e rompere le catene di trasmissione mentre riapriamo le nostre società ed economie."
Conclusa la sperimentazione, da pochi giorni Immuni è disponibile su tutto il territorio nazionale e sono oltre tre milioni i cittadini che l'hanno installata. A frenare l'adesione sono più che altro le
preoccupazioni per la sicurezza. Qualche giorno fa gli esperti di cyber security di Check Point Software Technologies avevano
pubblicato un'analisi indipendente che aveva promosso nella sostanza l'app, salvo mettere in luce alcuni tipi di attacco che cyber criminali motivati potrebbero mettere in atto.