Operation DisrupTor: attacco in forze al Dark Web

Nove nazioni si coordinano per perseguire chi vende e chi compra merce illegale sul Dark Web. Per Europol è finita un'era.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

Il Dark Web non è più abbastanza "dark" da permettere ai cyber criminali di restare nascosti per sempre. È questo il messaggio che le autorità di Polizia di varie nazioni danno dopo la conclusione di Operation DisrupTor, una operazione che ha voluto colpire chi vende merce illegale appunto sul Dark Web. Ma anche chi questa merce la acquista. "L'età d'oro del mercato del Dark Web è finita", sottolinea Europol. Ed anche, in maniera altrettanto colorita: "Il Dark Web non è una favola: venditori e acquirenti non sono più nascosti nell'ombra".

Operation DisrupTor prende evidentemente il nome da un gioco di parole che rimanda a Tor, il protocollo su cui si basa il Dark Web. L'operazione ha coinvolto le autorità di ben nove nazioni. Con gli Stati Uniti in gran forze, con il coinvolgimento di organizzazioni che vanno dal Dipartimento della Difesa al FBI, dal Dipartimento di Giustizia alla Drug Enforcement Administration (DEA). Ma sono scese in campo anche Australia, Austria, Canada, Cipro, Germania, Olanda, Regno Unito, Svezia.

Agendo in maniera coordinata, le varie autorità hanno raccolto prove e materiali per identificare chi c'era dietro vari account del Dark Web usati per diverse attività illegali. Questo ha portato a ben 179 arresti, tra Stati Uniti (la gran parte: 121) ed Europa. Ma soprattutto alla confisca di oltre 6,5 milioni di dollari, in contanti e valute digitali, e al ritrovamento di mezza tonnellata di sostanze stupefacenti e 64 armi da fuoco.
Operation DisrupTor dimostra l'importanza della collaborazione anche tra i "buoni". Dopo che è stato ampiamente dimostrato che i criminali, quando serve, sanno collaborare benissimo fra loro. La collaborazione tra le forze di Polizia permette, sottolinea Europol, di superare gli ostacoli rappresentati dalla cifratura e dall'anonimato del Dark Web. Come anche un nuovo modus operandi delle operazioni internazionali: l'obiettivo non è solo chiudere i marketplace illegali ma anche perseguire chi vi partecipa.

Forse è un po' presto per affermare - come fa Edvardas Šileris, responsabile dello European Cybercrime Centre, che "le attività anonime non sono più anonime". Ma è indubbio che negli ultimi mesi il coordinamento di Europol e di organismi simili sta portando ad azioni sempre più efficaci. Anche se la compravendita di merce illegale è solo una parte delle attività criminali che si svolgono online.

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