9000 dispositivi, quasi tutti con sistema operativo Android, fanno parte della
botnet Interplanetary Storm. I ricercatori di Bitdefender che hanno studiato a fondo questa minaccia hanno concluso che questa particolare botnet ha capacità di backdooring del dispositivo con esecuzione di comandi shell, di attivare la scansione della rete al fine di infettare altri dispositivi).
Tuttavia, l'attività principale di Interplanetary Storm è
trasformare i dispositivi infettati in proxy per scopo di lucro. Per comprendere questo punto è necessario fare un passo indietro. Spesso si parla di botnet usate per scatenare
attacchi DDoS, per il
furto di dati e per l'invio di
spam.
Non sono gli unici tipi di botnet. Interplanetary Storm viene usata utilizzata come una
rete di proxy anonima e noleggiata utilizzando un modello basato su abbonamento. A questo è dovuta la sua particolarità, che tuttavia non è esclusiva.
In passato ci sono state altre botnet con lo stesso scopo, basto pensare a
dark_nexus, Ngioweb, Gwmndy. La sorpresa dell'indagine di Bitdefender è che finora si partiva dal presupposto che i criminali informatici vendessero l'accesso illegittimo ai dispositivi attraverso forum illegali o sul Dark Web. Interplanetary Storm dimostra invece un modello di business differente: i bot herder
si spacciano per un legittimo servizio di proxy su Clearnet.
Dalla mappatura è emerso inoltre che questa botnet è
presente a livello internazionale. I Paesi coinvolti sono 94, fra cui Ucraina, Svezia,
Italia, Francia, Spagna e Germania. Le vittime registrate al momento sono per lo più in Asia, ma la minaccia è concreta anche in Europa. Dei 9000 dispositivi coinvolti, la stragrande maggioranza ha come
sistema operativo Android, circa l'1% Linux e un numero molto contenuto utilizza il sistema operativo Windows. Questi ultimi tuttavia sembra che eseguano versioni più datate del malware.
Nelle forme più recenti, IPStorm si propaga attaccando sistemi basati su Unix (per lo più Linux e Android) che
eseguono server SSH rivolti verso Internet con credenziali deboli o server ADB non sicuri. Le tecniche di attacco si sono evolute nel tempo, tanto che gli esperti hanno rilevato
oltre 100 revisioni di codice finalizzate a mettere a punto un'infrastruttura sempre più affidabile e stabile.
Altra peculiarità di Interplanetary Storm è che è
scritta in linguaggio Golang. Gli ultimi due anni hanno visto un aumento del malware scritto in Golang, e le botnet Linux non fanno eccezione. Emptiness, Liquorbot,
Kaiji e Fritzfrog sono tutti esempi di botnet scritte in Golang. Tutte prendono di mira le macchine Linux utilizzando SSH come vettore di attacco.
Sono molte le caratteristiche di questo linguaggio che lo rendono appetibile per gli autori di malware, primo fra tutti la portabilità e la ricca base di codice. Detto questo, la botnet oggetto di questa notizia non segue il modello delle botnet Linux "tradizionali". Ha un design originale, con
funzionalità di base scritte da zero.
Inoltre, Interplanetary Storm ha un'infrastruttura complessa e modulare progettata per cercare e compromettere nuovi obiettivi, spingere e sincronizzare nuove versioni del
malware, eseguire comandi arbitrari sulla macchina infetta e comunicare con un server di comando e controllo che espone un'API web.