Il
cyber attacco che ha bloccato Luxottica non è stato del tutto indolore come sembrava in un primo momento. Un post pubblicato il 20 ottobre su Twitter rivela che
il gruppo criminale Nefilim ha pubblicato sul dark web 2 GB di dati che sembrano provenire da Luxottica.
L'autore del post è il ricercatore di sicurezza indipendente Odisseus, che ha diffuso uno screenshot preso dal dark web con un commento sagace dei cyber criminali: "
Sembra che i consulenti per la sicurezza non sappiano fare bene il loro lavoro o che Luxottica gli abbia chiesto loro di mentire. Luxottica sa che la violazione è avvenuta e ha ricevuto le prove della violazione".
Sotto ci sono due coppie di file: una fa riferimento alle
risorse umane, l'altra al
dipartimento finanziario. Al momento ignoriamo quale sia il contenuto nel dettaglio, ma c'è il concreto rischio che siano incluse
informazioni personali sui dipendenti e dati sensibili di carattere finanziario.
La notizia del data leak, se confermata, potrebbe cagionare un
danno d'immagine all'azienda. È il rischio che si corre in tutti gli attacchi informatici in cui le vittime non hanno saputo tutelare le informazioni in loro possesso. Inoltre, per quanto concerne le ricorse umane, una diffusione di dati dei dipendenti potrebbe significare una
violazione dei termini del GDPR, con conseguenti multe a carico dell'azienda come previsto dalla normativa.
Sul fronte finanziario, sarebbe da appurare se i dati rubati potrebbero rivelare strategie aziendali: in tal caso ci sarebbe un possibile danno al business.
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Nefilim
Quello di Nefilim è un dettaglio importante. Si tratta di un gruppo criminale che opera da tempo attacchi ransomware, e che è noto per avere sfruttato in diversi episodi le vulnerabilità dei
sistemi Citrix e Pulse Secure. Nei giorni successivi all'attacco di Luxottica, gli esperti di sicurezza informatica di Bad Packets avevano rivelato al sito statunitense
BleepingComputer che Luxottica aveva in uso un
dispositivo Citrix ADX vulnerabile al bug critico CVE-2019-19781.
Manca l'ufficialità, ma se l'informazione fosse confermata sarebbe un'ulteriore riconferma dell'attacco ransomware e della paternità di Nefilim. Oltre che un grave segnale d'allarme sulle politiche di patching dell'azienda:
CVE-2019-19781 fu scoperta da Positive Techology a fine 2019 e la patch fu pubblicata il mese successivo.