Le aziende sono sempre più
preoccupate per la sicurezza informatica. La pandemia ha messo a nudo
tutte le carenze nella tutela dei dati, in un momento in cui gli attacchi informatici si sono accaniti contro i lavoratori in
smart working. A questo punto la preoccupazione maggiore delle aziende diventa la cyber security in vista dell'
era post-COVID.
A fare il punto della situazione è Cisco con il
Future of Secure Remote Work Report, da cui emerge che la situazione contingente è destinata a ridimensionarsi dopo la fine della pandemia, ma
non rientrerà più ai livelli pre-COVID. Cisco segnala quello che stanno dicendo un po' tutti: prima dell'emergenza sanitaria il 16% dei dipendenti europei lavorava in smart working. La percentuale è salita al 67% con il lockdown e quando la crisi sarà finita tornerà a calare, ma
il 34% delle persone proseguirà il lavoro da casa.
L'Italia è fra i Paesi europei che prevedono il maggiore incremento di lavoro da remoto dopo la pandemia, con un valore del 33%.
Queste percentuali sono importantissime per la
pianificazione delle strategie future di cyber security. Significa che bisogna tenere in conto un importante uso delle risorse in cloud e dell'implementazione, in maniera stabile e regimentata, dei controlli di accesso e della disponibilità delle risorse per chi lavora da remoto.
Secondo Cisco la maggior parte delle aziende in tutto il mondo è già in qualche modo preparata. Il lavoro fatto nei mesi frenetici della prima ondata è ormai consolidato, e la gestione del personale è già pronta per le esigenze future. Lo scorcio che riguarda l'Italia rivela che nel Belpaese il 35% delle aziende intervistate si dice pronto, il 57% più o meno pronto, e solo
l'8% ammette di essere ancora impreparato alla transizione verso il lavoro da remoto dei dipendenti.
L'insegnamento più importante lasciato dalla prima ondata è che è aumentata la consapevolezza dell'importanza della sicurezza informatica. In Europa il 35% delle aziende conferma che è estremamente importante, il 46% che è più importante di prima del COVID. In Italia il 57% delle aziende reputa che la sicurezza informatica sia più importante di prima.
Questa presa di coscienza va a braccetto con un altro concetto che gli esperti di sicurezza hanno sottolineato per mesi:
la più grande sfida per la sicurezza informatica riguarda il controllo degli accessi. Da qui dipende la sicurezza degli asset, la quantità di dati a cui potrebbe accedere un attaccante, e in definitiva il danno per l'azienda a seguito di un cyber attacco. Ecco perché l'altra sfida riguarda la protezione degli endpoint, compresi i computer portatili aziendali (56%) e i dispositivi personali (54%).
Le esigenze si incontrano con le preoccupazioni dei consumatori, che temono per la privacy degli strumenti di lavoro e per le politiche di sicurezza dei dati adottate delle organizzazioni.