Informazioni confidenziali presenti solo sui PC dei top manager diventano il ricatto perfetto per assicurarsi che le vittime paghino i riscatti degli attacchi ransomware.
Gli attacchi informatici contro le aziende sono sempre più mirati. Tra i
gruppi ransomware sta emergendo la tendenza a rubare con priorità i dati dalle
workstation usate da dirigenti e manager per ottenere informazioni che possano poi essere usate per
esercitare pressioni ed estorcere più denaro a seguito degli attacchi ransomware.
Un episodio di questo tipo ha attirato l'attenzione degli esperti, è poi emerso che non si trattava di un caso isolato, ma di una tecnica studiata a tavolino dagli operatori del
ransomware Clop. È quella che si potrebbe definire la terza evoluzione del ransomware. Nella prima i cyber criminali sono passati dal prendere di mira i consumatori domestici tramite attacchi casuali a colpire le grandi aziende con azioni mirate.
Come abbiamo visto, spesso l'estorsione va a buon fine, soprattutto da quando si è attivato il perverso meccanismo del
doppio riscatto. Tuttavia, la riuscita dell'operazione non è sempre certa. Ci sono casi in cui anche la minaccia di diffondere pubblicazione le informazioni rubate non sortisce alcun effetto. Che fare?
Serve il proverbiale asso nella manica. Un termine di contrattazione che serva per
mettere sotto pressione le vittime. Si tratta di informazioni che spesso sono presenti solo sui computer dei top manager, probabilmente gli stessi a cui spetterà il compito di approvare o meno il pagamento del riscatto.
Come accennato, i primi a usare questa tecnica sono i cyber criminali che operano dietro al ransomware Clop. Ma non sono gli unici, e la strategia non coglie di sorpresa gli esperti di cyber security. Dietro a un attacco ci sono
decine di persone, e spesso anche investimenti, quindi i criminali si stanno inventando nuove tecniche per garantirsi un risultato positivo.
Pubblicare il contenuto di database aziendali potrebbe creare problemi. Ma
spifferare i segreti degli alti dirigenti è il peggiore degli incubi per chi regge i cordoni della borsa. Dato che anche nel settore della criminalità organizzata le buone idee sono meritevoli di essere copiate, c'è già traccia di imitazioni da parte degli
affiliati di REvil (Sodinokibi).
Le informazioni di cui vanno a caccia gli attaccanti sono
discussioni interne e strettamente private, che denotano
cattive condotte o posizioni discutibili da parte della classe dirigente, che se rivelate sarebbero oggetto di forte imbarazzo.
La resilienza dei cyber criminali e la capacità di adottare rapidamente nuove tecniche lascia dedurre che questa novità spopolerà nei prossimi mesi, come evoluzione delle tattiche di estorsione atta a forzare il pagamento.
Così come c'è da aspettarsi un comportamento disonesto da parte degli attaccanti, che potrebbero fingere di avere
rubato informazioni mai esistite o di essere in possesso di materiale compromettente che in realtà non posseggono. In altre parole, le minacce potrebbero essere un bluff, fatto da parte di un estorsore criminale disposto a tutto pur di incassare denaro.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News!
Seguici