Kaspersky tira un bilancio della sicurezza nell'ambito dell'education: la didattica a distanza è stata ed è tuttora sotto attacco.
La pandemia ha svuotato le classi e obbligato milioni di studenti in tutto il mondo a usare la
didattica a distanza (DAD). Un provvedimento di emergenza che ha trovato
impreparati studenti e istituti. Entrambi non disponevano della dotazione tecnologica necessaria. Gli istituti non avevano a disposizione le adeguate misure di sicurezza informatica.
Quello che è successo ormai è storia: a giugno Microsoft Security Intelligence ha conteggiato che il settore dell'istruzione era afflitto dal 61% dei 7,7 milioni di
attacchi malware circolanti. Insomma, è stato
il settore più bersagliato in assoluto. Lo
Zoombombing è entrato nel lessico popolare, poi è stata la volta degli
attacchi ransomware contro scuole e università e delle
campagne di phishing mirato di ampia portata.
La pandemia non è ancora storia passata. Molti studenti proseguono la DAD almeno in parte, il che significa che
i rischi informatici sono tutt'altro che alle spalle. Non solo: sono in molti a ritenere che, come accade con lo smart working, l'apprendimento online non cadrà nel dimenticatoio a fine pandemia.
È quindi imperativo che le scuole di ogni ordine e grado si dotino di
piattaforme sicure per la DAD, oltre che di soluzioni di Detection & Response atte a tutelare i propri studenti dalle insidie della rete. Gli studenti, dal canto loro, dovranno adottare le basilari regole di cyber hygiene per mettersi al riparo dai guai.
I ricercatori di Kaspersky hanno
analizzato i rischi informatici di scuole e università e hanno stilato una lista di indicazioni chiare da adottare. Le minacce analizzate sono quelle al momento più frequenti: il
phishing che usa come esca le piattaforme di apprendimento online e le applicazioni di videoconferenza e gli
attacchi DDoS che bersagliano il settore dell'istruzione.
Applicazioni a rischio e phishing
I dati, raccolti fra gennaio e 2020 rilevano che fra le applicazioni a maggiore rischio rientrano Zoom, Google Classroom, Google Meet e altri servizi comunemente usati per ospitare le lezioni online. Il pericolo maggiore resta quello del
phishing. Da gennaio a giugno 2020,
la piattaforma più comunemente utilizzata come esca è stata Zoom, con il 5% degli utenti globali che ha fronteggiato minacce di vario genere associate al nome Zoom. Fra le minacce più comuni sono da segnalare
downloader e adware, che sono stati incontrati nel 98,77% del totale dei tentativi di infezione registrati. Seguono poi vari tipi di trojan.
Da notare che phishing e malware di vario genere viaggiano spesso in coppia con i "temi caldi", che per gli studenti sono i nomi delle piattaforme di e-learning. Le email esca contengono link a
siti fasulli che scaricano minacce come quelle indicate sopra. Hanno spopolato le registrazioni di domini falsi che richiamavano piattaforme popolari come Google Classroom e Zoom.
Una falsa pagina di login di ZoomDa fine aprile a metà giugno 2020 sono stati conteggiati 2.449 nuovi domini relativi a Zoom, 32 dei quali dannosi e 320 erano "sospetti". Lo stesso è valso per Microsoft Teams e Google Meet. Gli utenti che, seguendo i link nelle email, approdavano a queste pagine scaricavano programmi dannosi, o subivano il furto delle proprie credenziali, mettendosi a rischio di ulteriori cyber attacchi.
Le email fraudolente tipicamente avvisavano di una
sospensione delle lezioni, di aver
saltato una sessione d'esame o di avere
problemi con l'account che avrebbero impedito di proseguire con la DAD. Inutile dire che le pagine false erano incredibilmente credibili e ben fatte, in modo da trarre in inganno la maggior parte delle vittime.
Dalla scuola all'azienda dei genitori
Il parallelismo che abbiamo fatto all'inizio fra DAD e smart working non è l'unico punto di incontro fra le due realtà. Gli esperti di sicurezza informatica hanno più volte allertato sui
rischi connessi allo svolgimento delle lezioni e del lavoro da casa.
Il punto di partenza da cui si sono mossi i criminali informatici è semplice: tutta la famiglia lavora e studia connessa allo stesso modem domestico (quindi poco sicuro). Il genitore che ha un incarico professionale di rilevo probabilmente ha un computer ben protetto, un filtro email che lo mette al riparo dalla maggior parte delle minacce e ha seguito corsi di formazione che gli hanno insegnato a gestire le minacce informatiche. Il figlio no, perché del resto studia e basta, non maneggia dati critici.
Come arrivare all'azienda del genitore? Colpendo il figlio, ossia attaccando il suo computer tramite una email di phishing ben confezionata. Una volta "bucato" quel computer diventa semplice muoversi nella poco difesa rete domestica per infiltrarsi nel computer del genitore e arrivare alla sua azienda, magando attraversando la connessione VPN, che trasporta tutti i tipi di dati, malware compresi.
Lo scenario, illustrato tempo fa da
Gastone Nencini di trend Micro, sembra macchiavellico e talmente remoto da suscitare ilarità. In realtà non c'è nulla da ridere. Abbiamo visto in questi mesi che i criminali informatici hanno studiato
ogni modo possibile per colpire le aziende sfruttando le vulnerabilità degli smart workers. Hanno messo a punto attacchi ben più macchinosi di quello ipotizzato sopra. E sono andati a segno, perché mettere mano sui dati di una banca, di una multinazionale importante, o un centro di ricerca oggi vuol dire guadagnare una montagna di soldi. Vale la pena investire qualche ora per raggirare un adolescente, pur di raggiungere lo scopo.
Gli attacchi DDoS
Fra febbraio a giugno 2020 gli attacchi DDoS che hanno interessato le risorse educative sono stati superiori del 350-500% rispetto allo stesso periodo del 2019. In molti casi queste azioni hanno letteralmente
impedito lo svolgimento delle lezioni online.
Per esempio, in aprile una grande Università è stata offline per 40 minuti a seguito di un attacco DDoS la mattina degli esami. In generale, nel primo trimestre 2020 il numero totale di attacchi DDoS è aumentato dell'80% a livello globale e gran parte ha afflitto i servizi di e-learning.
Il numero di attacchi DDoS che hanno colpito le risorse educative tra gennaio e giugno 2020 è aumentato di almeno il 350% rispetto allo stesso periodo del 2019.