Un nuovo report rivela che nel 2020 gli attacchi ransomware sono cresciuti del 500%. Occorrono tecniche di difesa moderne e più efficaci.
Nel 2020 gli
attacchi ransomware sono cresciuti del 500 percento rispetto al 2019. A preoccupare non è solo il numero:
gli attacchi sono sempre più complessi e mirati, nonostante molte delle tecniche utilizzate per diffondere i
malware siano sorprendentemente semplici. Le informazioni emergono dal report
“State of Encrypted Attacks 2020” dei ThreatLabZ di Zscaler, in cui è incluso un altro dato interessante: a favorire i cyber attacchi è in parte il ritardo con cui si muovono i dipartimenti IT rispetto ai criminali informatici.
La diffusione da record dei ransomware è dovuta al fatto che in questo momento esfiltrare i dati di un'azienda e tenerli "in ostaggio" fino a quando non viene pagato un riscatto è il modo più semplice e sicuro per fare cassa. Il danno d'immagine, le multe e i blocchi produttivi sono gli aspetti su cui i criminali informatici fanno leva quando
rubano dati sensibili e minacciano di pubblicarli online.
Attacco e difesa
Il perimetro aziendale dissolto e lo smart working diffuso hanno fatto sì che i dipendenti al lavoro da casa diventassero il
bersaglio ideale da colpire per entrare in azienda, avviare movimenti laterali ed esfiltrare i dati. È per questo che le tecniche di diffusione dei malware sono state basilari, ma gli attacchi nel complesso sono stati sofisticati. Il primo contagio è avvenuto tramite la classica
email di phishing, che in moltissimi casi ha funzionato. A quel punto è stato necessario usare tecniche complesse per portare a termine l'attacco.
In questo frangente possono fare la differenza tre elementi. Il primo è la
formazione, che permette alle persone di avere una maggiore consapevolezza dei rischi e di riconoscerli prima che sia troppo tardi. Il secondo è una
protezione degli endpoint e delle email che faccia uso di Intelligenza Artificiale e machine learning.
Terzo è il
controllo degli accessi basato sull'autenticazione a più fattori e sul principio del
permesso minimo. Così facendo, anche ammesso che il dipendente abbocchi a una email di phishing, l'attaccante potrà muoversi solo nell'ambito di competenza della vittima. Più quest'ambito è ristretto, meno danni riporterà l'azienda.
Un altro pilastro della difesa è il
backup. Le copie di backup dei file di dati servono anche per ripristinare l'operatività a seguito di un attacco ransomware. Ovviamente le copie devono essere del tutto separate dall'infrastruttura principale: le copie di backup sono in genere il primo elemento di cui vanno in cerca gli attaccanti. Neutralizzati i backup, è più facile che la vittima paghi. È quindi imperativo che le copie non siano collegate alla rete.
Tutto questo è sufficiente solo nel caso in cui la progettazione dell'infrastruttura di rete sia stata fatta da mani esperte. Purtroppo non è sempre così, anzi, secondo il report,
le configurazioni errate sono una delle cause principali degli attacchi di successo alle infrastrutture cloud pubbliche.
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