Una settimana dopo la pubblicazione delle patch sono stati rilevati molteplici tentativi di sfruttamento. È urgente installare le patch.
I cyber criminali stanno cercando attivamente di sfruttare una delle
falle critiche dei dispositivi di rete BIG-IP e BIG-IQ di F5 corrette la seconda settimana di marzo. A rilevare i massivi tentativi di attacco è la società di sicurezza informatica NCC Group, che fa principalmente riferimento alla vulnerabilità CVE-2021-22986.
Fra quelle corrette era la più grave, sia per il punteggio CVSS di 9.8, sia perché è l'unica, fra quelle corrette, a interessare sia i dispositivi BIG-IP nelle versioni 16.0.1.1, 15.1.2.1, 14.1.4, 13.1.3.6, 12.1.5.3 e 11.6.5.3, sia quelli BIG-IQ nelle versioni 8.0.0, 7.1.0.3 e 7.0.0.2. Parliamo di un bug RCE (Remote Code Execution) di pre-autenticazione, quindi non richiede alcuna interazione da parte di un utente.
Consente a un attaccante non autenticato con accesso di rete all'interfaccia iControl REST di
eseguire comandi di sistema arbitrari, creare o eliminare file e disabilitare i servizi. Non richiede l'autenticazione. Se lo sfruttamento riuscisse,
i sistemi vulnerabili risulterebbero del tutto compromessi perché sarebbero soggetti all'esecuzione di codice da remoto, e a un buffer overflow che porterebbe sfociare in un attacco DoS, a movimenti laterali nella rete interna e all'intercettazione del traffico delle applicazioni controller.
All'annuncio delle patch la situazione sembrava tranquilla perché non risultavano tentativi di sfruttamento. Come quasi sempre accade con le apparecchiature di rete, è bastata la pubblicazione delle patch per scatenare il cybercrime. Gli attaccanti contano sul fatto che molte aziende sono
ritardatarie nell'installazione delle patch.
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In questo caso gli attacchi sono iniziati in massa a partire dalla settimana successiva. Come sottolineano NCC Group e Bad Packets, "
a partire dal 18 marzo 2021 abbiamo osservato molteplici tentativi di sfruttamento contro la nostra infrastruttura honeypot". La cattiva novella non arriva da sola: secondo i ricercatori "
probabilmente sarà presto disponibile un exploit pubblico".
Significa che gli attacchi potranno essere automatizzati e che anche i criminali informatici meno abili potranno tentare l'assalto alle infrastrutture di rete interessate. È da annotare che sono numerosi i ricercatori che hanno già condiviso il codice di exploit proof-of-concept dopo il reverse engineering della patch BIG-IP, quindi è solo questione di tempo.
Precedenti pericolosi
Per comprendere quanto sia urgente e importante installare immediatamente le correzioni per chiudere queste ultime falle basta uno sguardo al recente passato. Era il 1 luglio 2020 quando
F5 pubblicò le patch per la vulnerabilità critica RCE CVE-2020-5902. Tre giorni dopo iniziarono gli attacchi.
Il gruppo Pioneer Kitten sostenuto dall'Iran iniziò a prendere di mira le aziende con dispositivi BIG-IP senza patch. Anche gruppi finanziati dalla Cina fecero altrettanto. FBI e SISA dovettero scendere in campo per spingere le aziende a proteggersi da un'ondata di attacchi efferati.