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I brand più imitati per rubare le credenziali degli utenti

Microsoft, DHL e gli istituti bancari sono spesso sfruttati dai cyber criminali per rubare dati a ignari vittime del phishing.

Business Consumer Vulnerabilità
Nel primo trimestre 2021 il marchio di Microsoft è stato sfruttato nel 39 percento degli attacchi di phishing, seguito da quelli DHL (18%), Google (9%), LinkedIn, Apple e Dropbox, tutti al 2%. I dati sono generati dai ricercatori di Check Point Research all'interno del Brand Phishing Report.

Riflettono la situazione socio sanitaria contingente: per via della pandemia la maggior parte delle persone lavora da casa, facendo uso massivo di risorse per la produttività e la condivisione. La più popolari è la suite di produttività Microsoft Office, che include anche Teams. Sono molto usati anche gli strumenti Google (soprattutto per la DAD) e gli archivi cloud come Dropbox.

I limiti agli spostamenti incentivano anche gli acquisiti online e le conseguenti consegne a domicilio mediante corrieri. Non è la prima volta che si segnalano, anche in Italia, campagne di phishing che imitano i brand di famosi corrieri come Poste Italiane, DHL, eccetera.

Per capitalizzare la situazione è dal 2020 che i cyber criminali sfruttano massivamente il brand phishing. Nella sostanza viene creato un sito web che cerca imitare in tutto e per tutto quello ufficiale di un noto brand, riprendendone loghi, design e altri dettagli. Spesso anche il domain name o URL sono molto simili a quelli autentici, tanto che senza la dovuta attenzione non si nota la differenza, soprattutto se la vittima si connette dallo smartphone.
phishing brands
Le potenziali vittime ricevono una comunicazione via email, che presenta un problema urgente: la mancata consegna di un pacco, la necessità di rinnovare le credenziali pena la futura non accessibilità dei servizi, eccetera. Cliccando sul link, si accede a un sito che è difficile distinguere dall'originale, e che tipicamente presenta una perfetta imitazione della pagina di login del servizio.

Chi inserisce le credenziali di fatto le cede ai criminali informatici, che le rivenderanno e/o le impiegheranno per successivi attacchi informatici. Nel caso dei corrieri, capita spesso che il tranello venga operato tramite SMS anziché via email.  Istituti bancari e tasse

I ricercatori di Check Point sottolineano inoltre come di recente il brand phishing abbia investito anche prestigio brand del settore bancario. Dopo i settori tecnologico e delle consegne, è il terzo settore maggiormente colpito, che nel primo trimestre 2021 ha sopravanzato quello retail.

In questo caso i truffatori si focalizzando sui contribuenti. Abbiamo avuto un assaggio anche in Italia di questa tendenza, con le campagne di phishing che imitavano l'Agenzia delle Entrate e si riferivano a incoerenze nelle liquidazioni periodiche IVA e fatture non dichiarate. Non sono rari infine i casi di richieste dei dati per l'accesso all'home banking o gli SMS truffa con richiesta di codici della carta di credito.

Come difendersi

In tutti i casi, è fortemente sconsigliato cliccare sui link inclusi nelle email o aprire gli allegati. Se c'è il dubbio che la comunicazione possa essere veritiera, meglio collegarsi al sito della banca o dell'Agenzia delle Entrate digitando a mano l'URL in una nuova scheda del browser. Prima di tutto però è bene ricordare che né le banche né l'Agenzia delle Entrate inviano comunicazioni del genere via email.

La stessa regola vale per Office e i corrieri. Chi riceve una email o un SMS con la segnalazione di un problema deve diffidare dei link e collegarsi al sito di riferimento digitando da zero l'URL.
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