Una backdoor presentata come strumento di analisi per la sicurezza: è la nuova idea del gruppo FIN7 per attaccare i sistemi aziendali.
Quant'è sicura la rete aziendale? In genere per saperlo si usano dei
penetration test (pentest), cyberattacchi simulati che servono per individuare i punti deboli e rafforzare la cyber security con interventi mirati.
Se a proporre il servizio non è una vera azienda di cyber security ma un gruppo criminale, sono guai. È quello che sta facendo il
gruppo FIN7, attivo dal 2015.
Nei numerosi attacchi perpetrati finora, FIN7 (noto anche come e Carbanak Group) ha sempre sfruttato tecniche piuttosto convenzionali, come le campagne di
phishing mirato che infettano le vittime scaricando malware. Secondo i ricercatori del BI.ZONE Cyber Threats Research Team, di recente avrebbe cambiato rotta. Spacciandosi per un'azienda legittima di cyber security, i criminali informatici
presentano la propria backdoor come strumento di analisi della sicurezza. Con questo espediente gli attaccanti possono facilmente infiltrarsi nel sistema per rubare dati critici.
La backdoor in questione è stata battezzata Lizar,
è tuttora attiva ed è già stata utilizzata per controllare i computer infetti. Questi ultimi sono per lo più basati su Windows e sono in funzione degli Stati Uniti.
Lizar è un vero e proprio toolkit, che contiene diversi tipi di plugin e un loader, utilizzati per eseguire diversi tipi di attività.
Nel caso dei sistemi Windows, il toolkit consente agli attaccanti di collegare un client bot Lizar che mette in comunicazione il sistema vittima con un server remoto. I bot sono di tre tipi: DLL, Ex e Script di PowerShell. Quando gli attaccanti attivano un'azione specifica, il loader esegue il plugin corrispondente. Dato che il bot offre un'architettura modulare, il toolkit Lizar è scalabile e ha molti punti in comune con Carbanak, il malware che da tempo costituisce la firma di FIN7.
Gli attaccanti possono inoltre eseguire comandi, avviare moduli aggiuntivi, attivare dei grabber che collezionano password dai browser, dal RDP e dal sistema operativo Windows. Possono altresì recuperare informazioni sul sistema, ottenere un elenco di processi attivi, avviare un'analisi di rete e recuperare i dati Active Directory. Fra gli strumenti del toolkit c'è anche il classico Mimikatz per rubare le credenziali di accesso.
Le indagini sono ancora in corso e sono complesse perché Lizar è un toolkit talmente diversificato che è complicato comprenderne tutte le funzioni. Il fatto che la campagna sia partita dagli USA costituisce un punto a favore di Europa e altri mercati, che hanno il tempo per preparare una difesa efficace. I ricercatori hanno pubblicato sul proprio
blog un
elenco di Indicatori di Compromissione che si possono usare per intercettare eventuali attacchi sul nascere.
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