Microsoft, DHL e Amazon sono i tre marchi più sfruttati dai criminali informatici per indurre gli utenti a fornire le proprie credenziali.
Anche nel secondo trimestre 2021
Microsoft è al primo posto fra i brand più sfruttati nelle campagne di phishing. Nella classifica del brand phishing di Check Point Software Technologies figurano poi
DHL al secondo posto e Amazon al terzo. I nomi non sorprendono, ma per capire le motivazioni della classifica è dovuta qualche spiegazione.
Microsoft in pole position non è una novità: è sul gradino più alto del podio per il terzo trimestre consecutivo. A questo giro, a farle mantenere una posizione di leadership è stata una nuova campagna di phishing da parte del
gruppo russo Nobelium. Oltre a questo, sono sempre molte le campagne mirate al
furto di credenziali degli account Microsoft, che sono tipicamente aziendali.
Un esempio è quello proveniente un indirizzo email
no-reply@microsoft[.]com che conteneva l'oggetto
“La tua iscrizione è scaduta”. Il corpo del testo conteneva un link alla landing page fraudolenta
http://adminsys[.]serveftp[.]com/nensa/fabio/ex/478632215/zer7855/nuns566623, che reindirizzava l'utente a una falsa pagina di login Microsoft. Chi inseriva le proprie credenziali le cedeva in realtà ai criminali informatici.
Quanto alla società di spedizioni
DHL, ha mantenuto la seconda posizione in virtù del continuo successo dell'ecommerce. Terminati i lockdown, sono molti gli utenti che hanno proseguito con gli acquisti online. Tutte persone che sono in attesa della consegna di uno o più pacchi, quindi vulnerabili a messaggi di brand phishing in cui si prospettano problemi di consegna. È così che il 26% di tutti i
tentativi di phishing sono collegati a DHL.
Il discorso precedente si adatta perfettamente anche al terzo classificato: Amazon. Nel primo trimestre dell'anno il colosso statunitense dell'ecommerce era stato scavalcato per il brand phishing dal settore bancario. Grazie al Prime Day tuttavia ha riconquistato la sua posizione precedente, quasi certamente a causa dell’impennata di vendite.
Una
tipica email di brand phishing che coinvolge Amazon è quella proveniente dall'indirizzo
Service@srv[.]androidscrib[.]com con oggetto
“Il tuo account Amazon è stato bloccato”. Gli attaccanti cercavano di attirare la vittima a cliccare su un link dannoso, che veniva reindirizzata a una pagina fraudolenta simile al vero sito di login di Amazon. Nel link malevolo,
https://habitosdamente[.]com[.]br/wp-admin/includes/logs/update-your-account-information/security-measure/?iyh_re, l’utente doveva inserire il proprio nome utente e la propria password. Anche in questo caso l'obiettivo era il furto di credenziali.
Dal phishing al ransomware
Come abbiamo ricordato anche in precedenza, le credenziali sono merce molto importante per i criminali informatici. Ci sono gruppi di criminali informatici specializzati nel
rastrellare questo tipo di informazioni, per poi rivenderle nel
darkweb. Altri gruppi si procurano da sé i dati che gli occorrono per avviare campagne ben più ampie e pericolose.
In tutti i casi, le credenziali rubate servono per perpetrare diversi tipi di reato informatico, dagli
attacchi BEC a quelli
ransomware, passando per lo spionaggio, il furto di identità e truffe a vario titolo. Omer Dembinsky, Data Research Group Manager di Check Point Software, sottolinea infatti che
“nel secondo trimestre abbiamo assistito a un'impennata globale degli attacchi ransomware che spesso si diffondono inizialmente attraverso e-mail di phishing contenenti allegati dannosi.”
La
classifica completa dei brand più sfruttati negli attacchi di phishing include al quarto posto Bestbuy, seguito da Google, LinkedIn, Dropbox, Chase, Apple e Paypal.
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