In occasione della giornata contro la violenza sulle donne si è tenuto in Senato un incontro sullo stalkerware. I dati sull'Italia sono preoccupanti.
Sicurezza informatica non significa solo proteggersi da sconosciuti e anonimi attaccanti, che prendono di mira un utente per trarre profitto dalla rivendita dei suoi dati o per colpire la sua azienda. Oggi, purtroppo, vuole dire anche guardarsi le spalle dal partner. Un problema purtroppo diffuso, che spesso non viene nemmeno inquadrato come violazione di sicurezza.
La questione è stata riportata all'attenzione dalla presentazione, ieri in Senato, del report Digital Stalking in Relationships di Kaspersky, da cui emerge che il 26% degli italiani ritiene che spiare segretamente il proprio partner sia accettabile. L'occasione era la giornata contro la violenza sulle donne, che spesso è subdola, psicologica, ma non per questo meno grave o tollerabile di quella fisica.
Dal report è emerso che il 6% degli italiani ha installato uno stalkerware sul dispositivo del proprio partner a sua insaputa. Le vittime di stalking però sono molte di più, se si aggiunge che l'8% è stato obbligato dal proprio partner a installare un'applicazione di monitoraggio. Una richiesta inaccettabile e una sorveglianza illecita a cui è doveroso porre un freno, anche in considerazione del fatto che oltre un quarto di quell'8% aveva anche subito abusi da parte del partner. Ci sono poi i casi, molti, il cui il controllo del partner è stato fatto sfruttando funzionalità di smart home.
Fortunatamente la politica sta prendendo una posizione chiara. Una prima rassicurazione arriva dal Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che assicurato che nel Piano Strategico Nazionale 2021-2023 sono “previste azioni di contrasto specifiche sulla violenza maschile contro le donne”.
Con stalkerware si identificano i software disponibili in commercio che vengono installati sui dispositivi di un utente senza il suo consenso. Sono app spesso proposte legalmente a scopo di controllo parentale, e sono in grado di fornire l'accesso a tutta una serie di dati personali, come la posizione del dispositivo, la cronologia del browser, i messaggi di testo e le chat dei social media.
Nonostante non siano inquadrati come prodotti illegali, questi software costituiscono di fatto una forma di cyberviolenza nel momento in cui vengono impiegati per spiare il partner nelle relazioni in cui avvengono abusi.
La buona notizia è che la stragrande maggioranza degli italiani interpellati (74%) ha disapprovato l'uso della tecnologia per controllare il partner. Tuttavia il 26% lo ritiene normale oltre che accettabile, e lo giustifica in caso di sospetta infedeltà (70%), del possibile coinvolgimento del partner in attività criminali (59%) e per motivi legati alla sicurezza del partner stesso (52%).
La verità è che nessuno dei motivi sopra elencati legittima lo spiare il partner a sua insaputa, ma molti sottovalutano la gravità di questa azione. Alessandra Venneri, Head of Communications and Public Affairs di Kaspersky, ha argomentato che “quando è stato chiesto agli intervistati se fosse giusto monitorare 'consensualmente' le attività online del proprio partner, quasi la metà degli italiani (44%) si è dichiarato favorevole: il 25% lo farebbe per motivi di trasparenza all’interno della coppia mentre il 19% solo per tutelare la sicurezza fisica del partner o se il monitoraggio è reciproco”.
A questo punto diventa interessante capire come reagirebbero gli italiani se scoprissero un’applicazione di monitoraggio sul proprio dispositivo. L’85% si confronterebbe con il partner, il 14% chiamerebbe una linea di assistenza o visiterebbe un centro di supporto. Questo fa comprendere la necessità di formare, educare e assistere le persone in merito ai rischi degli stalkerware.
Il Ministro Bonetti ha spiegato che per contrastare questo fenomeno il Governo sta puntando su tre strumenti. Il primo è la formazione, per rendere le donne consapevoli dei propri diritti. Il secondo è l'istituzione di sistemi di monitoraggio in grado di identificare le diverse forme di violenza. Ultimo ma non meno importante, l'attuazione di provvedimenti normativi atti a difendere le donne da qualsiasi forma di violenza.
L'errore è stato sottovalutare il problema sul nascere, ossia quando il fenomeno era poco diffuso. Ora le app di stalkerware abbondano e siamo al punto che, in generale, la cyberviolenza è reale e diffusa. L’11% degli italiani intervistati ha ammesso di essere stato perseguitato tramite dispositivi tecnologici. Il 24% sospetta che il proprio partner violi la sua privacy digitale.
In un contesto in cui lo smartphone è il centro nevralgico delle comunicazioni, di una parte rilevante della vita sociale, dello shopping, della gestione finanziaria e di quella sanitaria, l'invasione della privacy con strumenti come gli stalkerware diventa paralizzante.
Gli intervistati hanno espresso la volontà che i propri partner non abbiano libero accesso a messaggi di testo (38%), account dei social media (36%) ed email (34%), ma in realtà sono molte e subdole le attività di controllo che riguardano altre app presenti ormai su tutti gli smartphone.
A chi sospetta di essere vittima di stalkerware, gli esperti raccomandano di non rimuovere gli stalkerware per evitare una escalation comportamenti abusivi. Meglio contattare le autorità e le organizzazioni che si occupano di supportare le vittime di violenza domestica. Come capire se si è spiati? Un buon software di sicurezza informatica può eseguire un controllo sul dispositivo e scoprire la presenza di stalkerware, ma il suo impiego potrebbe essere visibile all'autore del reato quindi potrebbe comportare rischi.