Il brand phishing cambia faccia: a fine 2021 il marchio più abusato è stato DHL. Microsoft slitta in seconda posizione, Google in quarta.
Microsoft è stato a lungo il brand più sfruttato negli attacchi di phishing, ma nell’ultimo trimestre del 2021 ha perso questo poco lusinghiero primato, cedendo lo scettro al corriere DHL. Il passaggio è certificato da un report di Check Point Software Technologies, secondo cui fra ottobre e dicembre 2021 DHL è stato correlato al 23% degli attacchi di phishing globali, contro il 20% di Microsoft e l’11% di WhatsApp.
Seguono poi, nell’ordine, Google (10%) che è slittato dalla seconda alla quarta posizione, LinkedIn (8%), Amazon (4%), FedEx (3%), Roblox (3%), PayPal (2%) e Apple (2%). La variazione più significativa è proprio la testa della classifica, ed è una chiara conseguenza della combinazione fra la crisi pandemica e il periodo del Black Friday e dello shopping natalizio. Con i lockdown e le restrizioni alla libera circolazione delle persone, sono molti coloro che si sono appoggiati all’ecommerce per gli acquisti.
A differenza del phishing mirato, il brand phishing è da considerarsi come ha sorta di pesca a strascico. Nel phishing mirato le email truffa vengono inviate ai dipendenti, clienti o fornitori dell’azienda che i cyber criminali intendono colpire, con esche strutturate per risultare credibili a quella particolare platea.
Nel brand phishing si inviano email a milioni di utenti, contando sul fatto che anche se solo una piccola percentuale abboccasse i proventi sarebbero garantiti. Ovviamente i protagonisti involontari di questi messaggi sono i marchi più diffusi. Microsoft e Google sono state a lungo le più gettonate perché offrono servizi popolari in tutte le aziende.
Però nel periodo indicato, complici gli elementi esposti, era più probabile andare a colpire l’utenza in attesa di una consegna tramite corriere. E considerato che DHL è un servizio internazionale che consegna oltre 1,6 miliardi di pacchi all'anno, è stato logico usare questo brand come esca.
Quanto al contenuto dei messaggi, banalmente si paventava un pacco bloccato in dogana oppure un problema con l’indirizzo di consegna. L’attuazione della truffa era subordinata all’interazione dell’utente, che era esortato a cliccare su un link o ad aprire un documento per sbloccare la situazione e agevolare la millantata consegna.
Per non cadere preda di queste truffe è necessario affidarsi al sano senso di diffidenza e alla razionalità. Chi non ha fatto acquisti online nei giorni antecedenti non può essere in attesa di una consegna, quindi deve semplicemente cestinare l’email senza aprirla. Trattandosi di pesca a strascico, il messaggio raggiungerà migliaia di utenti che non fanno acquisti online, è normale.
In caso il destinatario sia effettivamente in attesa di un pacco, il da farsi è chiudere la mail, aprire il browser e verificare lo stato della spedizione presso il negozio online su cui si è fatto l’acquisto, digitando da zero l’URL. Di solito esiste una sezione "I miei ordini" in cui ci sono le indicazioni di tracking.
Esistono dei casi in cui il venditore non offre il servizio di tracking della spedizione nell’area clienti. Tuttavia in questi casi informa l'acquirente sul nome del corriere (DHL, SDA, UPS, Poste Italiane, eccetera) a cui affiderà la spedizione. L'utente dovrà quindi attendersi una email da questo mittente, che riporta l'avvenuta presa in carico del pacco e il numero di tracking. Se sono omessi il dettaglio della merce o del mittente potrebbe essere una truffa.