Troppi strumenti e processi manuali sommergono di lavoro i team IT e abbassano la sicurezza delle infrastrutture. Occorre un approccio moderno basato sull’automazione e sull’AI.
Il passaggio al multicloud ha aumentato la complessità di gestione. Tante piattaforme cloud monitorate da un numero eccessivo di soluzioni sommergono i team di dati da analizzare, portando via tempo alle attività importanti e abbassando la visibilità complessiva. Occorre un maggiore utilizzo dell’AI e dell’automazione.
Sono queste le conclusioni a cui approda uno studio condotto da Dynatrace intervistando 1.300 CIO e professionisti IT coinvolti nella gestione delle infrastrutture IT. Il primo dato importante è relativo appunto al multicloud, che riguarda ormai il 99% delle aziende del campione. Sono in media cinque le piattaforme che vengono adottate, fra cui Amazon Web Services, Microsoft Azure, Google Cloud Platform, IBM Red Hat.
È un approccio fondamentale per stare al passo con la rapida accelerazione della trasformazione digitale. Tuttavia comporta anche degli effetti collaterali. Il primo e più importante è che ogni servizio o piattaforma cloud ha la propria soluzione di monitoraggio. La diretta conseguenza è che le aziende usano in media a sette diverse soluzioni di monitoraggio dell’infrastruttura per gestire gli ambienti multicloud.
In questo campo l’abbondanza non è in sinonimo di maggiore efficienza, anzi è tutto l’opposto. Non a caso, il 57% degli intervistati lamenta che questa frammentazione rende difficile ottimizzare le prestazioni dell’infrastruttura e il consumo di risorse. In altri termini, i team che gestiscono l’infrastruttura affogano nei dati nel tentativo di monitorare e gestire gli ambienti, e trascorrono sempre più tempo in attività manuali e di routine.
A questo è da aggiungere che il 61% dei leader IT afferma che i punti ciechi dell’osservabilità nei propri ambienti multicloud stanno aumentando i rischi, dato che i team si trovano sempre più in difficoltà a monitorare la propria infrastruttura end-to-end.
Il risultato dell’attuale approccio al multicloud è quindi una maggiore esposizione al rischio, a fronte di un crescente numero di risorse da mettere in campo (per il 58% degli intervistati) e un maggiore stress per chi ha in carico la gestione dell’infrastruttura. Ricorse che non vengono sfruttate in modo adeguato, dato che quasi la metà (42%) del tempo dei team IT viene sprecato in lavori manuali e di routine necessari per il controllo constante degli ambienti.
La soluzione ovviamente non è abbandonare il multicloud, ma cambiare il modello di gestione abbandonando quello vecchio – che funzionava quando le infrastrutture erano più semplificate – e adottandone uno nuovo, che faccia perno su Intelligenza artificiale e automazione. Solo in questo modo i team IT potranno tornare a concentrarsi sul lavoro strategico e sull’implementazione di servizi nuovi e di alta qualità.
Le operazioni manuali possono essere banalmente gestite da soluzioni automatizzate che sottopongono agli analisti solo le informazioni davvero critiche che necessitano di un’analisi approfondita e dell’expertise umana.