La prima edizione del report trimestrale Microsoft Cyber Signals si focalizza sulla gestione delle identità e sull’importanza di una protezione efficace, anche e soprattutto in ottica di prevenzione dal ransomware.
Conoscere le minacce per capire da che cosa difendersi è l’obiettivo della nuova iniziativa di Microsoft Cyber Signals. Consiste in un omonimo report trimestrale con le conclusioni dell’elaborazione dei dati analizzati dalla threat intelligence dell’azienda di Redmond. I report di cyber security, con il medesimo obiettivo, sono una consuetudine per le aziende di sicurezza informatica.
Microsoft è da tempo impegnata sul fronte della security sia con prodotti dedicati come Defender, sia con il l’impegno attivo di contrasto al cybercrime, sia con lo sviluppo di soluzioni hardware avanzate. L’azienda è quindi in possesso di dati e know how per supportare le decisioni dei professionisti della sicurezza, fornendo loro una panoramica delle principali minacce informatiche, delle nuove tendenze e delle tattiche utilizzate dagli attaccanti. Oltre che delle soluzioni che possono essere utilizzate per mitigare i rischi.
Il report non è onnicomprensivo, ma focalizzato di volta in volta su un aspetto peculiare della security. La prima edizione si focalizza sul tema dell'identità digitale. Come ben noto, è su questo fronte che si concentrano gli attacchi indirizzati alle aziende, e oggi sempre più fondati sulla tecnica di colpire l’anello più debole della catena, il dipendente, per arrivare agli asset critici. Per questo motivo Microsoft fa coincidere l’identità digitale con il nuovo perimetro di sicurezza.
Nel 2021, Microsoft Defender for Office 365 ha intercettato e bloccato oltre 35,7 miliardi di email di phishing. Microsoft Defender for Endpoint ha bloccato oltre 9,6 miliardi di malware indirizzati sia alle imprese sia ai consumatori. Nello stesso periodo, Microsoft Azure Active Directory ha rilevato e bloccato oltre 25,6 miliardi di attacchi rivolti al furto di identità sfruttando modalità differenti quali brute force, dictionary attack, spear phishing, impersonation, eccetera.
I numeri non sono una sorpresa in quanto la proporzione dei fenomeni indicati era tratteggiata anche nei report dei tradizionali vendor di sicurezza. Quello che sorprende è che, davanti a questa situazione nota, solo il 20% degli utenti ha adottato misure di protezione dell’identità basate su funzionalità quali conditional access, password protection a multi factor authenticaton. Tutte tecniche ampiamente diffuse e disponibili da tempo.
La cronaca di cyber security evidenzia ogni giorno come questa sottovalutazione del rischio sfoci in azioni dannose come gli attacchi ransomware, che nella maggior parte dei casi sono conseguenti a tre vettori di ingresso principali: gli attacchi brute force al protocollo RDP, le vulnerabilità non corrette e il phishing.
Tutti e tre i vettori, sottolinea Microsoft nel suo report, possono essere mitigati proteggendo le password, gestendo le identità in maniera opportuna e applicando tempestivamente gli aggiornamenti software. Non bisogna infatti dimenticare che il ransomware può propagarsi in una rete quando gli operatori hanno accesso alle credenziali.