Domani si fermeranno 28 linee produttive di Toyota in 14 stabilimenti a causa di un attacco informatico a un fornitore di componenti plastiche fondamentali per la realizzazione delle automobili.
La casa automobilistica giapponese Toyota Motors ha dovrà interrompere 28 linee di produzione in 14 stabilimenti giapponesi a causa di un attacco informatico ai danni di uno dei suoi più importanti fornitori: Kojima Industries, che fornisce al prestigioso cliente componenti in plastica cruciali per la produzione di automobili.
Si tratta quindi a tutti gli effetti di una interruzione della supply chain, che avrà come conseguenza un calo approssimativo del 5% della produzione mensile di Toyota in Giappone. In altri termini, verranno prodotte 13.000 automobili in meno. Lo stesso problema affliggerà due controllate di Toyota, ossia Daihatsu Motors e Hino Motors, con conseguenze non precisate.
Kojima non ha diffuso alcuna informazione ufficiale sull'attacco, ma il suo sito web è offline ed è insistente il tamtam delle agenzie di stampa giapponesi che addebitano il problema a un attacco informatico, sulla scia anche della dichiarazione di un portavoce, che avalla questa ipotesi e sottolinea che la priorità assoluta è consentire a Toyota di riprendere la produzione. Come per il caso di Nvidia, anche qui è stata espressamente esclusa la matrice politica.
L’attacco arriva in un momento cruciale per il settore, già pesantemente provato dalla crisi pandemica e dai conseguenti problemi di approvvigionamento per tutte le case automobilistiche, in particolar modo di semiconduttori. Toyota era fra le più colpite, perché il suo modello di business pre-pandemia era basato sulla produzione in tempo reale senza stoccaggio. L’azienda giapponese, inoltre, ha già dovuto interrompere la produzione in Canada a gennaio a seguito dello sciopero dei camionisti contro le misure anti COVID.