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Fake news e propaganda: se le armi di Putin fossero spuntate?

La censura e la propaganda di Putin si contrappongono alla difesa della libertà di informazione della BBC, di Anonymous e delle iniziative occidentali che stanno supportando via web la democrazia. Intanto però la censura di Stato obbliga RAI e Mediaset e interrompere le attività dei corrispondenti da Mosca.

Sicurezza fisica

La BBC ha reso disponibile il suo sito web di notizie internazionali anche tramite la rete Tor. Chi lo consulta beneficia dell’anonimato, e può leggere le notizie internazionali senza la censura imposta da Putin. È l’ultima idea geniale per contrastare l’opera capillare di disinformazione con cui Putin cerca di tenere insieme l’opinione pubblica, nascondendogli la verità su quanto accade oltre confine.

Anonymous, che ha unito genialità e fantasia per garantire l'accesso alle informazioni per la popolazione russa con diverse iniziative, ha anche esortato gli occidentali di usare Google Maps per pubblicare false recensioni sui profili di ristoranti russi scrivendo, al posto dei commenti sulle pietanze, la cronaca di quanto sta accadendo in Ucraina.

Qualsiasi idea è buona per circoscrivere, anche solo temporaneamente, il blocco voluto dal regime di Mosca di tutte le fonti di stampa indipendenti che non rispettano le regole dettate dai censori. Sono ormai decine le voci che denunciano la censura di Stato operata de facto da Putin: Taiga.info, Doxa, The Village, InoSMI, New Times, il canale di opposizione TV Rain, l’Eco di Mosca, Svobodnaya Pressa, Nastoyashchee Vremya, Crimea Realties, Novaya Gazeta, Leninizdat sono già oscurate o stanno per esserlo. Sono state raggiunte da un avviso dell’autorità di controllo sulle Comunicazioni, Roskomnadzor, che ha vietato di usare parole quali "invasione", "offensiva" o "dichiarazione di guerra".

Tutte le testate sono state accusate a vario titolo di riportare “false informazioni sugli attacchi alle città ucraine da parte delle forze armate russe e sulla morte di civili in Ucraina, nonché materiali che descrivono l'operazione speciale in corso come un attacco, un'invasione o una guerra". Roskomnadzor formalmente si è mossa in applicazione dell'articolo 15.3 della legge federale n. 149-FZ sull'informazione.


Fra i molti a denunciare quanto sta accadendo c'è anche Meduza, un sito indipendente di comunicazione che al momento è ancora online, ma è in attesa di essere bandito, e approfitta della poca visibilità rimasta per denunciare la censura di stato operata dal Governo russo con un messaggio in home page: “entro pochi giorni, forse anche oggi, non ci saranno più media indipendenti in Russia”.

Meduza peraltro sottolinea anche che la Costituzione russa vieta esplicitamente la censura di stato – anche la versione adottata nel 2020 per consentire a Vladimir Putin di governare la Russia come un monarca. A seguito dell'approvazione della normativa, che prevede fino a 15 anni di carcere per chi utilizza termini non autorizzati dal censore, diversi media occidentali, fra cui RAI, Mediaset, BBC, CBC, CNN e Bloomberg, hanno ufficialmente sospeso le attività dei loro corrispondenti.


La possibilità per la popolazione russa di ricevere informazioni reali e indipendenti sull’invasione dell’Ucraina sta diminuendo di minuto in minuto. Persino Wikipedia è stata minacciata di oscuramento da Roskomnadzor perché nella pagina sulla “Invasione russa dell’Ucraina (2022)" sarebbero falsi il titolo, l'elenco delle vittime militari russe, dei civili e dei bambini ucraini. Il censore chiede che la versione russa venga "corretta", pena l'oscuramento.

La risposta di Wikimedia Foundation è stata esemplare: “Come sempre, Wikipedia è un’importante fonte di informazioni affidabili e fattuali, specialmente in periodi di crisi. In riconoscimento di questo importante ruolo, non ci tireremo indietro di fronte agli sforzi per censurare e intimidire i membri del nostro movimento. Sosteniamo la missione di fornire conoscenza gratuita a tutto il mondo”.

La propaganda

E mentre la censura soppianta la libera circolazione delle informazioni, i media di stato sono impegnati in una potente campagna comunicativa atta a distorcere quanto sta accadendo.

Le immagini trasmesse in occidente sono di altre guerre o prese in prestito dai videogame. La Russia non ha invaso l’Ucraina e in Ucraina non c’è una guerra. La Russia sta conducendo una “missione speciale” per disarmare i nazisti di Kiev che sparano sui civili e lanciano bombe sugli asili. Sono alcune delle fake news con cui il regime di Mosca sta cercando di arginare l’emorragia di informazioni che entra nel Paese in barba alla censura.

Persino i bambini sono vittime di questa perversa distorsione della realtà. Un cartone animato creato ad hoc per spiegare la “missione speciale” della Russia in aiuto dell’Ucraina narra la storia di quattro bambini. Uno ucraino, uno della repubblica popolare di Lugansk e uno la Repubblica Popolare di Doneck erano molto amici, ma il bambino ucraino diventa aggressivo e picchia i vecchi compagni dopo essere stato condizionato dalla malvagità di un amico americano, quindi il bambino russo interviene per difendere i "fratelli" delle repubbliche ucraine.

Stereotipi a parte, l’indottrinamento è sconvolgente e degenera ulteriormente nella ricostruzione del conflitto, in cui la Russia viene presentata come il pacere che auspica in una soluzione pacifica, ma non riesce a ottenerla per colpa dei nazisti e degli occidentali.

Fake news e potere

Per un regime come quello russo la propaganda di stato è un meccanismo purtroppo consolidato. Vestire di ufficialità delle fake news inventate ad arte è l'unico modo per soddisfare la fame di informazioni della popolazione, costruendo un corso della storia tanto lontano dalla realtà quanto indispensabile per cambiare concretamente e in maniera determinante la percezione della stori stessa.

Lo sforzo di Roskomnadzor e dei media di regime è monumentale in questo momento, perché se un ventennio fa era semplice mettere i paraocchi all'opinione pubblica, oggi non è più così. La presenza capillare di Internet, le fattive, continue e insistenti attività di contrasto alla censura operate dagli hacktivisti, dalle fonti ufficiali come la BBC e dalle persone comuni - con iniziative come quella di Google Maps - rendono l'imperiale opera di Roskomnadzor meno funzionale di un volgare colabrodo.

Questo per Putin è un enorme problema. Perché mentre la diplomazia cerca una mediazione sperando in una stretta di mano, e il popolo ucraino fronteggia la parte spietata e sanguinosa del conflitto, c'è un terzo livello della battaglia che si gioca lontano dal fronte di guerra, nel cuore della Russia. È quello dell'appoggio del popolo al suo Presidente.

È quello a cui, in parte, mirano le pesanti sanzioni economiche comminate dall'Occidente. Da un lato vogliono togliere a Putin il denaro che gli occorre per mantenere attiva la costosa macchina della guerra. Dall'altra mirano a colpire la popolazione. Non perché il popolo russo appoggi compatto Putin (sono più di 7.000 i cittadini russi arrestati perché manifestavano per la pace), ma perché si auspica che l'esasperazione dell'opinione pubblica possa provocare quella rivoluzione che potrebbe far cadere il Governo.

Per la verità l'Occidente, nella formulazione delle sanzioni, si è concentrato sugli oligarchi. Alcuni esperti di affari russi e oppositori, tuttavia, stanno sottolineando proprio in queste ore come la chiave di volta sia invece da cercare nelle svariate migliaia di cittadini istruiti e benestanti, che prima dell'invasione ucraina appoggiavano Putin proprio per il benessere che aveva introdotto in Russia nel suo ventennio di governo. E che pagheranno più di tutti il prezzo delle sanzioni, ritrovandosi in estrema povertà.

Loro potrebbero avere i numeri, le motivazioni e il potenziale per decretare la fine di Putin. Ed è a loro che si rivolgono Anonymous, la BBC e gli appelli internazionali: metterli al corrente di quello che succede realmente in Ucraina potrebbe equivalere ad accendere la miccia della rivoluzione. E forse, a mettere fine a questa follia.

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