▾ G11 Media: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | Italian Security Awards | ...

Italia di nuovo il primo Paese in Europa più colpito dai malware

A settembre l’Italia torna ad essere il primo Paese europeo per attacchi malware.

Tecnologie/Scenari Vulnerabilità

La posizione cyber dell’Italia non accenna a migliorare. Del resto lo avevano chiarito sia gli esperti di Clusit durante la presentazione dell’ultimo Rapporto ufficiale, sia il Direttore Generale di ACN Roberto Baldoni: la situazione nel 2022 è sensibilmente peggiorata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e l’Europa sta fronteggiando un numero di attacchi cyber in crescita esponenziale.

A conferma di questo, Trend Micro ha pubblicato i dati aggiornati relativi al mese di settembre, in cui di nuovo la penisola è stata il primo Paese in Europa più attaccato dai malware, analogamente a quanto accaduto ad aprile, maggio 2022, giugno e luglio. In sostanza, siamo sulla buona strada per eguagliare il record negativo del 2021, dato risultiamo il Paese del vecchio continente più flagellato nel periodo di riferimento gennaio – settembre.

I contenuti dell’ultimo report di Trend Micro Research sono piuttosto desolanti: a settembre il numero totale di malware che ha colpito l’Italia è stato di 27.420.994. Nella classifica dei cinque Paesi europei più colpiti si classificano alle spalle dell’Italia la Francia (22.743.991), il Regno Unito (19.381.564), la Germania (18.883.148) e la Spagna (8.320.493). A settembre 2022 la Smart Protection Network di Trend Micro ha gestito 514 miliardi di query e fermato 15 milioni di minacce.


Il 2022 è un anno difficile per la complessa congiuntura geopolitica europea, per la crisi economica e per il crescente livello di digitalizzazione, che oltre agli evidenti vantaggi comporta anche un inevitabile ampliamento della superficie di attacco. Tutti fattori che costituiscono terreno fertile per gli attaccanti, e che fanno dell’Italia un obiettivo appetibile, in considerazione delle difese meno efficienti.

Come ribadito più volte, infatti, l’opportunismo degli attaccanti li spinge a selezionare le proprie vittime sia in funzione del ritorno finanziario dell’attacco, sia della facilità con cui questo può essere messo a segno. Per cambiare questo trend occorre tempo perché non è sufficiente installare un prodotto di security. Occorre innanzi tutto cambiare la mentalità con cui si approcciano la security, la gestione del rischio e la prevenzione.

E alzare la consapevolezza di tutte le parti coinvolte, dal comune cittadino all’amministratore delegato: come ha rimarcato Baldoni, “la cyber security non si delega: ognuno è responsabile della propria cyber security”. Fatto questo c’è poi un importante tassello da mettere al suo posto: le competenze di cybersecurity, perché per ottenere risultati tangibili bisogna urgentemente colmare lo skill gap.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News! Seguici

Notizie correlate

Iscriviti alla nostra newsletter

Soluzioni B2B per il Mercato delle Imprese e per la Pubblica Amministrazione

Iscriviti alla newsletter