Bitdefender ha scoperto una grave falla nella sicurezza dei processori Intel per server, desktop e notebook. Permette ai cyber criminali di sottratti dati riservati.
I ricercatori di Bitdefender hanno scoperto una nuova vulnerabilità che affligge le
CPU Intel per server prodotte tra il 2012 e il 2020. La
falla coinvolge inoltre
desktop e notebook. L'allarme è preoccupante perché Load Value Injection (CVE-2020-0551), questo il nome assegnato alla vulnerabilità, consente il
furto di dati sensibili e non si può correggere con una patch software.
La scoperta di Bitdefender è particolarmente impattante negli ambienti multi-tenant, come le workstation aziendali o i server dei data center. È in questi ambienti, infatti, che un utente con bassi privilegi potrebbe accedere a informazioni a cui ha accesso solo un utente con privilegi più alti. Oppure che un cyber criminale possa accedere alle informazioni da un ambiente virtualizzato differente, bypassando l'hypervisor.
La preoccupazione è dovuta al fatto che un cyber criminale che avesse accesso a un'infrastruttura condivisa (come i fornitori di cloud pubblici), potrebbe compromettere le funzionalità a livello hardware e far trapelare dati a cui non avrebbe accesso. Le modalità dell'attacco possono svolgersi da processo a processo, da modalità utente a modalità kernel, da modalità guest a modalità root.
Il furto di dati non riguarda solo informazioni aziendali sensibili. Comprende le
chiavi di crittografia e le password in memoria. Nel peggiore dei casi, un cyber criminale potrebbe prendere il controllo di un server o di un endpoint vulnerabile e accedere ai dati memorizzati su di esso.
Le mitigazioni consigliate comprendono l'installazione delle patch (microcodice, sistema operativo, hypervisor) non appena disponibili e l'installazione di una soluzione di sicurezza che fornisca visibilità e contesto a livello di hypervisor. Consigliata inoltre la
verifica dei sistemi critici per identificare eventuali segni di intrusione.
Detto questo, secondo gli esperti di Bitdefender l'unico modo per eliminare questa vulnerabilità delle
CPU Intel sono la sostituzione dell'hardware o la disattivazione dell’Hyper-threading. Quest'ultima opzione, tuttavia, è penalizzante nella misura in cui potrebbe rallentare le
prestazioni fino al 30 percento, secondo i benchmark di applicazioni server.
Intel è a conoscenza del problema dal 10 febbraio e ha riconosciuto questa vulnerabilità. Leggendo quanto divulgato la memoria corre a MDS (Microarchitectural Data Sampling), una
vulnerabilità rilevata nel 2019.
MDS è una vulnerabilità
side channel legata all’esecuzione speculativa, ossia alla tecnica usata dalle CPU per accelerare i calcoli, scegliendo le istruzioni da eseguire sulla base di ipotesi verosimili. Quando queste ultime vengono verificate, il calcolo prosegue. Quando ciò non avviene, possono restare nella cache tracce che gli aggressori sfruttano per infiltrare la memoria del kernel basata su privilegi.
Load Value Injection è una nuova variante di MDS. L'attaccante inietta valori anomali in determinate strutture di microarchitettura. I valori anonimi vengono poi utilizzati dalla vittima quando carica determinate istruzioni, causando la fuoriuscita di informazioni riservate.
Intel sul
bog ufficiale commenta che “
per via dei numerosi e complessi requisiti che devono essere soddisfatti per poterlo attuare con successo [l'attacco, ndr), Intel non crede che questo sia un metodo pratico nelle situazioni reali in cui ci affidiamo a OS e VMM. Sono disponibili nuove linee guida e strumenti per la mitigazione di LVI e funzionano congiuntamente alle mitigazioni già pubblicate per ridurre la superficie complessiva dell’attacco. Ringraziamo i ricercatori che hanno lavorato con noi e i nostri partner del settore per il loro contributo nella divulgazione coordinata di queste informazioni".
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