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Post-coronavirus: servono subito investimenti IT in cyber security

Il ritorno alle attività dopo l'emergenza COVID-19 potrebbe essere difficile. Occorrono investimenti immediati in infrastrutture e sicurezza IT.

Business Tecnologie/Scenari
La pandemia di COVID-19 è in pieno svolgimento, ma finirà. Che cosa accadrà alle aziende nel post coronavirus dipende da quello che fanno adesso. Il lock down voluto dai governi come misura di contenimento sta obbligando milioni di dipendenti a lavorare da casa. La loro produttività è legata alla tenuta delle reti, alle infrastrutture aziendali e agli strumenti che ogni singolo ha a disposizione per continuare a produrre.

Tutti temono una recessione, la cui durata e gravità dipende dalla capacità di reagire oggi. La priorità impellente è uscire dall'emergenza sanitaria per riprendere le attività. Questo però sarà possibile se le aziende sono capaci oggi, in piena emergenza, di pianificare il loro domani. Implica il non stare ad aspettare che la pandemia passi. Significa iniziare oggi ad agire, con investimenti e azioni mirate.
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Aumento della spesa IT

Coronavirus sta mettendo in luce tutte le lacune delle aziende dal punto di vista strutturale, organizzativo e informatico. La reazione immediata delle aziende, che lavorano a ritmi ridotti, è operare un contenimento dei costi. Va bene nella misura in cui questo è dovuto alla riduzione delle spese per i viaggi d'affari, le riunioni e le conferenze. La vendita al dettaglio si sta spostando online, eccetera.

Tuttavia bisogna mettere in preventivo che il costo storicamente più basso delle interazioni elettroniche deve aumentare esponenzialmente. Ci dev'essere uno spostamento della spesa verso l'IT.

Abbiamo già visto la chiara tendenza dell'aumento delle minacce alla sicurezza. Significa che è imperativo aumentare subito la spesa per gli strumenti di cyber security. Soprattutto nel malaugurato caso si concretizzasse una recessione globale, che notoriamente incentiva il crimine informatico. In questo frangente è doveroso ricordare che è meno costoso pagare per una infrastruttura di sicurezza adeguata, piuttosto che pagare le multe per i data breach.
Perché la cybersecurity è un'arma vincente nell'emergenza COVID-19. Impennata di cyber attacchi, esplosione di traffico dati e di servizi online, boom dell'ecommerce. L'emergenza coronavirus sta mettendo alla prova reti e utenti, ma può essere un'opportunità se si mette la sicurezza informatica in primo piano.
La conclusione è che tagliare sui costi a 360 gradi è la ricetta per il disastro. Si possono ridurre le spese non indispensabili al momento. Ma di pari passo bisogna investire fin d'ora sull'IT e sulle soluzioni che permettano all'azienda di funzionare a pieno regime e in totale sicurezza.

Investimenti nel personale IT e di sicurezza

Prima della pandemia, i reparti IT e di sicurezza erano già in grande difficoltà. Nella maggior parte dei casi c'era un evidente gap di competenze, e il personale non era sufficiente per far fronte al carico di lavoro. Il rischio in questo periodo è che questi comparti siano fermi o abbiano notevolmente rallentato, quando invece dovrebbero fare straordinari. E che al ritorno non saranno preparati per affrontare le molteplici emergenze che si presenteranno.
vpn 4062483 1920 1Ecco perché questo non è il momento di tirare i remi in barca. Anzi, è l'occasione per colmare il divario di competenze, assumendo nuovo personale. E di mandare avanti gli investimenti in cyber security e infrastrutture IT che sono stati posticipati nel tempo, e che saranno fondamentali per una ripresa agile delle attività.
Tutti gli aggiornamenti di cyber sicurezza sul coronavirus sono raccolti nello speciale Coronavirus e sicurezza: proteggersi dal contagio digitale

Pronti per l'aumento permanente del personale che lavora da casa

Lo smart working è il "fenomeno" del momento, tutti ne parlano come di una novità senza precedenti. Anche se una novità non è. La diretta conseguenza è che le aziende devono fronteggiare sforzi inediti per le infrastrutture di comunicazione, di produttività e di sicurezza.

Molti lavoratori non stanno riuscendo a lavorare o lavorano al rallentatore perché l'infrastruttura aziendale non regge la domanda. È il momento di pianificare soluzioni alternative per mettere in condizione tutti di lavorare da casa.

Lo scoglio più grande è costituito dalle infrastrutture aziendali inadeguate per gestire lo smart working di tutti i dipendenti. Questo impone un aggiornamento delle politiche aziendali per far fronte alla necessità contingente di accessibilità, reattività e produttività. Il supporto tecnico dev'essere potenziato, gli strumenti di lavoro adeguati. Da adeguare sono anche le soluzioni per la sicurezza, che devono necessariamente proteggere dall'impennata di attacchi in corso.
La pandemia di coronavirus sta condannando a morte la VPN. Lo smart working di massa per contenere la pandemia di COVID-19 causa un'impennata di connessioni VPN, una tecnologia ormai datata che non riesce a tenere il passo.
Soprattutto, il personale IT deve lavorare da casa come e più degli altri dipendenti, per gestire ogni emergenza e rispondere a ogni necessità con adeguati interventi infrastrutturali.
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