▾ G11 Media: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | Italian Security Awards | ...

AI generativa, il 45% dei CISO italiani teme per la sicurezza

AI CISO nazionali l'AI piace come strumento per migliorare la cyber security, ma pesano anche i rischi associati ai suoi usi "malevoli"

Tecnologie/Scenari

Negli ultimi mesi l’AI generativa si è imposta tra i temi di riferimento a livello aziendale, per i benefici che promette di portare a coloro che la adotteranno in modo adeguato. Secondo una recente ricerca di Proofpoint, l'80% dei CISO italiani intervistati intende implementare funzionalità basate sull’AI per contribuire alla protezione dall'errore umano e dalle minacce informatiche avanzate incentrate sull'uomo.

Tra gli ostacoli alla sua adozione generalizzata, spicca il tema della cybersecurity. Un’altra analisi condotta da Proofpoint ha messo in evidenza come l’AI generativa sia considerata un rischio per la sicurezza della propria organizzazione secondo il 45% dei CISO italiani intervistati.

I sistemi di AI (compresa quella generativa come ChatGPT, Bard, ecc.) sono soggetti a nuove vulnerabilità specifiche da prendere in grande considerazione, ma risentendo di un ritmo di sviluppo accelerato, si potrebbe rischiare che la sicurezza venga trascurata. Nella corsa globale allo sviluppo di sistemi e applicazioni che la utilizzano, la velocità è spesso nemica della sicurezza. I sistemi AI hanno elevate potenzialità, ma affinché queste opportunità possano essere pienamente sfruttate, sarà necessario svilupparle e gestirle in modo sicuro e responsabile.

Cosa succederebbe se i malintenzionati abusassero di queste capacità per creare messaggi di phishing altamente convincenti, mirati e automatizzati su larga scala? Non c’è bisogno di chiederselo, perché sta già accadendo. Non molto tempo dopo il lancio di ChatGPT, gli attacchi BEC (Business Email Compromise), basati sulle lingue, sono aumentati in tutto il mondo, diventando più personalizzati e convincenti.

Se in Italia il numero delle aziende colpite non è cambiato tra 2022 e 2023 (il 51% di quelle intervistate, secondo il report State Of The Phish di Proofpoint), in altri Paesi l’aumento è stato notevole, ad esempio un incremento del 35% degli attacchi BEC registrato in Giappone, del 31% in Corea e del 29% Emirati Arabi Uniti.

Paesi che potrebbero aver registrato in precedenza un numero di attacchi BEC inferiore, “grazie” a barriere culturali o linguistiche, che gli attaccanti oggi riescono a superare grazie all’intelligenza artificiale, rendendo più facile e veloce per gli aggressori l'estrazione di grandi insiemi di dati utilizzabili.

Non c'è dubbio che l’intelligenza artificiale generativa offra nuove possibilità agli avversari, che non rinunceranno comunque alle tattiche esistenti né reinventeranno la ruota finché i loro modelli attuali rimarranno redditizi. I difensori dovranno quindi concentrarsi sulle minacce più immediate e assicurarsi di disporre di una protezione robusta per riuscire a contrastarli in modo efficace.

Emiliano Massa è Area Vice President, Sales SEUR, Proofpoint

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News! Seguici

Notizie correlate

Speciali Tutti gli speciali

Speciale

Previsioni per la cybersecurity del 2025

Speciale

Digitalizzazione e cybersecurity

Reportage

Cybertech Europe 2024

Speciale

Identity security

Speciale

Infosecurity Europe 2024

Calendario Tutto

Dic 19
Webinar v-valley : Barracuda: the power of Choice
Gen 21
Palo Alto Networks Partner Xchange Milano
Gen 23
Nutanix Cloud Day Roadshow - Bari
Giu 05
MSP Day 2025

Iscriviti alla nostra newsletter

Soluzioni B2B per il Mercato delle Imprese e per la Pubblica Amministrazione

Iscriviti alla newsletter