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Telegram cambia rotta, ora collabora con le autorità giudiziarie

Trasparenza e collaborazione con le autorità giudiziarie: il nuovo atteggiamento di Telegram mette in difficoltà chi svolge attività criminali.

Tecnologie/Scenari

Telegram, social network celebre per la resistenza alla sorveglianza governativa, fornirà alle Forze dell’Ordine indirizzi IP e numeri di telefono degli utenti coinvolti in attività illegali. Una decisione, questa, che segna un vero e proprio voltafaccia rispetto alle politiche precedenti, e che è stata ufficializzata dal CEO Pavel Durov con una nota: "se Telegram riceverà una richiesta dalle autorità giudiziarie competenti che conferma che un utente è sospettato in un caso che coinvolge attività criminali che violano i Termini di Servizio di Telegram, condurremo un'analisi legale della richiesta e potremmo fornire l’indirizzo IP e il numero di telefono dell’utente alle autorità competenti".

Durov ha inoltre sottolineato che Telegram ha avviato un’attività di moderazione più rigorosa rispetto ai contenuti illegali, affidandosi a strumenti di intelligenza artificiale e team di persone fisiche dedicate. Ha invitato gli utenti stessi a segnalare comportamenti illeciti.

Un cambio radicale

Storicamente, Telegram si è costruita una solida reputazione come baluardo della privacy online, ponendosi in contrasto con le ingerenze governative. L’azienda si è sempre fatta vanto di non aver mai ceduto "nemmeno un byte" di dati dei suoi utenti a Governi o a terze parti, incluse le Forze dell’Ordine. Una posizione che, come ben noto, ha attirato l'attenzione di criminali di ogni genere, che hanno sfruttato Telegram quale canale di comunicazione per attività illecite sia legate alla sfera cyber che alla vita reale (traffico di droga, pedopornografia, riciclaggio di denaro, eccetera). L’unico argomento sul quale il CEO e fondatore Durov aveva acconsentito in passato a collaborare con le autorità giudiziarie era circoscritto ai sospetti casi di terrorismo.


Con il tempo, tuttavia, le pressioni legali sono aumentate, fino a sfociare - a fine agosto - nell’arresto di Pavel Durov in Francia, con un’accusa articolata in dodici capi di imputazione. L’elenco stilato dalla procuratrice parigina Beccuau includeva l’associazione a delinquere, il riciclaggio, i servizi di cifratura non autorizzati. Ma il reato che ricorreva con maggiore frequenza era la complicità in reati vari, fra cui la diffusione di materiale pedopornografico, il traffico di stupefacenti, le frodi, l'associazione a delinquere. Complicità dovuta al reiterato rifiuto di collaborare con le Forze dell’Ordine per bloccare le suddette attività illecite in corso sulla piattaforma.

A fronte del pagamento di una cauzione milionaria, Durov è tornato in libertà ma rimane sotto indagine e non potrà lasciare il Paese fino alla conclusione delle indagini. Inutile dire che la pressione giudiziaria su Durov ha quasi certamente giocato un ruolo decisivo nell’apertura della sua azienda verso un atteggiamento più collaborativo.

Che cosa significa per la lotta al cybercrime

Si auspica che la mossa di Telegram possa avere ripercussioni importanti nella lotta al cybercrime, che nella sua infrastruttura globale con crittografia end-to-end ha sempre trovato un ambiente protetto e garantista. Certo, la crittografia continuerà a proteggere le conversazioni segrete, che possono essere aperte solo su dispositivi specifici. Tuttavia, il cambiamento nelle politiche aziendali potrebbe verosimilmente dissuadere chi commette illeciti dall’uso di Telegram.

Una prima novità è già stata attuata: come spiegato da Durov, il sopraccitato team di moderatori ha individuato i contenuti problematici e li ha depennati dai risultati di ricerca. Questo perché, argomenta Durov, “la funzione di ricerca su Telegram è pensata per facilitare il contatto con amici e scoprire novità, non per la promozione di beni illegali. Non consentiremo che comportamenti illeciti mettano a rischio l'integrità della nostra piattaforma, che serve quasi un miliardo di utenti”.

Tali novità, insieme alla collaborazione con le autorità competenti, costituirà probabilmente un vantaggio temporaneo per le autorità giudiziarie e un gran fastidio per i criminali. Ricordiamo però la versatilità che contraddistingue chi è avvezzo a muoversi nell’illegalità, che sfocerà in uno scontato cambio (più probabilmente a una evoluzione) dei canali di comunicazione.

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