Per i decisori del Banking e del Finance, la crescita delle reti è sempre più influenzata dallo scenario geopolitico e di cybersecurity
Nel mondo Finance e Banking le aziende di grandi dimensioni, e anche molte di classe media, basano i loro processi sulle (elevate) prestazioni di una rete di connettività globale. Per i loro CIO e CISO, quindi, la connettività di backbone non è una scelta demandata in toto ai provider ma fa parte di una strategia di gestione e sviluppo infrastrutturale che è strettamente connessa con la, ben più ampia, strategia di crescita aziendale.
Nello scenario attuale in cui la geopolitica sta pesantemente influenzando le decisioni e le strategie di business e tecnologiche, proprio la connettività globale non può essere più data per scontata. E non lo fanno i CIO del Finance, secondo una indagine che il provider svedese Arelion ha condotto su un campione di circa 200 decisori di aziende che operano nei settori bancario e dei servizi finanziari. E che hanno indicato i principali fattori che li stanno spingendo a rivedere le loro decisioni in questo ambito.
Come risultato degli scenari macroeconomici e geopolitici, ben il 68% del campione Finance ha, nel corso degli ultimi tre anni, modificato la configurazione della propria connettività globale. E il 53% del campione Banking ha bloccato i piani di installazione di nuovi asset in una nuova nazione. Partendo da queste constatazioni, non stupisce che l'ampia maggioranza (93% per il Banking, 85% per i servizi finanziari) del campione oggi non si senta più sicuro delle scelte di connettività che prende.
Queste incertezze derivano anche da una percezione generalizzata di minore sicurezza delle infrastrutture che supportano l'ormai indispensabile connettività mondiale. Il 44% dei decisori del Banking teme soprattutto che una sequenza di attacchi DDoS possa bloccare il sistema globale di interconnettività, mentre il 39% del top management del Finance è preoccupato principalmente dalla possibilità di attacchi fisici e digitali mirati sui data center.
Ai membri del campione indagato è stato anche chiesto di evidenziare i principali rischi che devono gestire per la propria specifica infrastruttura. In questo caso il 42% del campione Banking teme in primo luogo i pericoli cyber messi in atto dagli attori state-sponsored. Mentre per la fetta maggiore (42%) del campione Finance il rischio principale non è strettamente cyber ma sta nella mancanza di sill tecnologici adeguati.
In tutto questo, le aziende del Banking e del Finance si sentono abbastanza sicure dei piani di emergenza che hanno definito per quanto riguarda le loro reti e la capacità di queste ultime di rispondere ad eventi geopolitici avversi. O meglio: sono abbastanza sicure di quanto hanno fatto sulla base delle minacce che conoscono. Il 23% dei decisori del Finance e il 35% di quelli del Banking si dice invece preoccupato delle minacce non note ma che possono evolvere nei prossimi due anni.
Come in molti altri ambiti, anche nel Banking e nel Finance si guarda all'AI come a uno strumento che possa aiutare a sentirsi più sicuri. L'88% dei leader Finance e l'80% di quelli del Banking afferma che userà strumenti di AI per supportare il network management nei prossimi 12 mesi. Il 67% e il 43%, rispettivamente, che lo farà anche prima: entro sei mesi. Il motivo principale che spinge a usare questi nuovi tool è identificare le minacce alla sicurezza delle reti.