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Guerre, disinformazione e crisi globale i maggiori rischi secondo il WEF

Il Global Risk Report 2025 del World Economic Forum individua come principali minacce per stabilità e sicurezza i conflitti armati, la disinformazione e la crisi economica.

Tecnologie/Scenari

Guerre, eventi meteorologici estremi, polarizzazione sociale, mala informazione e disinformazione sono i principali rischi a breve termine che sono emersi nel Global Risk Report 2025 realizzato dal World Economic Forum (WEF). Quello che viene descritto della ventesima edizione del prestigioso studio è uno scenario globale sempre più frammentato e instabile, con minacce che si intensificano sia nel breve che nel lungo termine. A dare il polso della situazione sono le risposte raccolte tra il 2 settembre e il 18 ottobre 2024 da oltre 900 esperti a livello globale provenienti da diversi settori, fra cui il mondo accademico, governativo, commerciale, le organizzazioni internazionali e altro. Gli interpellati europei hanno costituito il 39,7% del campione

Conflitti armati

I conflitti armati fra Stati sono indicati come il rischio globale più immediato per il 2025: il 23% degli intervistati li considera la principale fonte di crisi globale, con un impatto significativo sulla stabilità e sulla sicurezza internazionale. Il riferimento è per lo più alle guerre in Ucraina, in Medio Oriente e in Sudan, i cui elementi critici includono l’incertezza, l’interruzione dei commerci e uno sbilanciamento degli investimenti, con un aumento delle spese militari a discapito di altri socialmente critici come sanità, educazione e infrastrutture.

Fra i fattori a rischio coinvolti sono citati le tensioni geopolitiche alimentate da rivalità tra stati, la competizione per le risorse e le differenze ideologiche, oltre alla contrapposizione geoeconomica (l'imposizione di sanzioni e tariffe) e la polarizzazione sociale. È riconosciuto un ruolo anche alla tecnologia, che gioca un ruolo ambiguo in quanto offre opportunità di sviluppo con soluzioni quali l’AI e la biotecnologia, ma può essere sfruttata per scopi malevoli, come il cyber spionaggio e la guerra informatica.La ripartizione del campione di intervistati

Disinformazione

Un altro aspetto è la disinformazione e informazione fuorviante da parte di threat actor sia statali che non, che si conferma per il secondo anno consecutivo come una delle principali preoccupazioni a medio termine. In particolare, su questo tema spiccano le segnalazioni circa la facilità con cui la GenAI produce contenuti falsi o ingannevoli su larga scala, complicando ulteriormente un quadro globale già incerto. I contenuti creati dall'IA possono essere difficili da distinguere da quelli generati dagli esseri umani, rendendo più complicato contrastare la disinformazione.

Gli intervistati hanno tenuto conto di alcuni elementi, fra cui l’accelerazione nella diffusione di contenuti falsi o ingannevoli attraverso le piattaforme digitali, i social media e i canali di informazione online, e l’accessibilità stessa di tali canali grazie all’aumento della connettività. Tale accelerazione può portare a un incremento della polarizzazione sociale, che crea divisioni e mina la fiducia nelle istituzioni e nei media.

Su questo fronte il report segnala delle misure di mitigazione importanti, prima fra le quali l’alfabetizzazione digitale, che diventa essenziale per aiutare i cittadini a riconoscere e contrastare la disinformazione. I programmi in tal senso dovrebbero includere l'educazione alle regole di base di sicurezza e privacy, la verifica delle fonti e il riconoscimento di tentativi di phishing. Importanti sono poi altri due fattori: la trasparenza degli algoritmi e delle modalità in cui i dati personali vengono raccolti e utilizzati per consentire ai cittadini un maggiore controllo sui propri dati online, e una maggiore assunzione di responsabilità da parte delle piattaforme digitali nel contrasto alla disinformazione. Ultimo ma non meno importante, è ritenuta nevralgica la definizione di standard globali e soluzioni tecniche condivise per garantire l'autenticità dei contenuti e un ecosistema informativo affidabile.

Uno sguardo al futuro

Il report include anche l'Executive Opinion Survey (EOS), in cui oltre 11.000 top manager di aziende di tutto il mondo identificano i rischi che rappresentano la minaccia più grave nei prossimi due anni per ciascun Paese. In questo caso le categorie di minaccia considerate sono cinque: economico, ambientale, geopolitico, sociale e tecnologico. Per quanto riguarda l’Italia, il rischio maggiormente segnalato riguarda la recessione economica, seguita dagli eventi meteorologici estremi e dall'inflazione. In questa parte del report l’economia è posizionata alle prime posizioni nella maggioranza dei Paesi considerati; gli altri fattori di rischio preponderanti sono quello geopolitico e sociale.Lo spaccato sull'Italia dell'Executive Opinion Survey Interessante è il fatto che, a livello globale, i rischi tecnologici non siano considerati immediati – gli esperti reputano che aumenteranno di importanza da qui a 10 anni per via del progresso in campi come l'AI e la biotecnologia, già citati sopra. Per questo motivo tali rischi sono segnalati nelle retrovie e per lo più nelle circostanze legate allo sfruttamento tecnologico da parte dei Governi per restringere le libertà individuali e consolidare il proprio potere.

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