L'exploit WannaCryptor è ancora vivo e vegeto. Nonostante siano disponibili da tempo le patch per mettere in sicurezza i sistemi, è tuttora Il ransomware più comunemente rilevato.
Il famigerato ransomware
WannaCry, meglio noto come WannaCryptor o WCrypt, non è morto tre anni fa dopo l'ondata di attacchi che scatenò panico in tutto il Pianeta.
È tuttora vivo e vegeto,
soprattutto in Italia. A proliferare sono le varianti del criptoworm che si propagano mediante l'exploit
EternalBlue.
Più che altro sfrutta una vulnerabilità critica in una versione obsoleta del protocollo Server Message Block (SMB) di Microsoft. L'attacco bersaglia con l'exploit la porta 445, usata principalmente per la condivisione di file e stampanti nelle reti aziendali. Se l'exploit ha successo, il blackhat esegue un payload di sua scelta.
Nel
report ESET relativo alle minacce attive nel primo trimestre del 2020, WannaCryptor domina ancora le classifiche della famiglia di ransomware. Rappresenta il 40,5% dei rilevamenti di
ransomware. Il suo dominio non si è fermato nemmeno ad aprile, anche se ha perso un po' di terreno rispetto al mese precedente.
Quello che sconcerta è che
sono disponibili da molto tempo le patch per bloccare WannaCryptor, che è un un'arma ormai molto conosciuta. Nonostante questo, esiste tuttora un ampio campione di PC senza alcuna protezione. Si parla di un milione di macchine, vulnerabili ai centinaia di migliaia di attacchi sferrati quotidianamente con l'exploit EternalBlue. E molti vanno a segno.
Significa che quanto accaduto tre anni orsono non ha fatto imparare nulla. Perché questo ransomware avrebbe potuto essere stroncato se tutti avessero preso le misure necessarie. Del resto, come sottolineava il filosofo spagnolo George Santayana, "coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo".
Un altro allarme attivo da tempo riguarda BlueKeep, un exlpoit che sfrutta una vulnerabilità del Remote Desktop Protocol. Anche qui gli amministratori IT avrebbero dovuto installare le patch velocemente, ma alcuni non l'hanno ancora fatto. Ricordiamo che la prima regola della cyber security è applicare le patch non appena sono disponibili. Senza questo passaggio, qualsiasi soluzione di protezione è inefficace.
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