Sappiamo qualcosa di più sul gruppo alle spalle del ransomware Maze. Ecco strumenti, tattiche e procedure del gruppo precursore del doppio riscatto.
Tutti ricorderanno il
gruppo criminale Maze, divenuto famoso perché è stato il primo a sottoporre le vittime a un doppio
riscatto. Oltre a chiedere denaro in cambio della restituzione dei dati bloccati, minaccia di
svelare pubblicamente le informazioni riservate sottratte nell'attacco. Con il tempo la tattica è stata oggetto di diverse imitazioni, come ad esempio quelle di
Ragnar Locker e di
Ako.
I riflettori si sono riaccesi su Maze grazie a un webinar della Threat Intelligence di FireEye, che ha rivelato interessanti informazioni per conoscere meglio chi opera dietro a questa minaccia. Il primo dato è che da novembre 2019 il
ransomware Maze viene utilizzato in attacchi che combinano attacchi mirati, esposizione pubblica dei dati delle vittime e un
modello di affiliazione.
Si ritiene che sia attivo almeno da maggio 2019. Secondo gli esperti di sicurezza, ci sarebbero più attori coinvolti nelle operazioni del ransomware Maze. Analizzando il sito su cui i gestori di Maze pubblicano i dati rubati dalle vittime, hanno scoperto che
i gruppi che vantano di essere dietro a Maze sono almeno tre.
Sono di lingua russa e in una certa fase hanno cercato partner per svolgere diversi ruoli all'interno dei loro team. Uno è il gruppo FIN6, che è attivo dalla metà del 2014. Ha alle spalle una lunga serie di attacchi. Ha iniziato con i POS, principalmente utilizzando i malware Trinity e FrameworkPOS. Dal 2017 si è evoluto abbracciando le tecniche per la violazione delle carte di credito, mirando alle piattaforme di ecommerce.
La tattica del ransomware Maze
L'obiettivo è di
crittografare i dati del maggior numero possibile di macchine. Questo dà ai cyber criminali la possibilità di esfiltrare quanti più dati possibili dall'ambiente vittima. Fino alla fine del 2019, il ransomware Maze è stato distribuito direttamente tramite exploit kit e campagne di
spam.
Ora sfrutta strumenti come Mimikatz per estrarre le credenziali, e script batch per
interrompere i processi prima dell'esecuzione del ransomware. Non è l'unico metodo, perché i ricercatori hanno osservato una vasta gamma di approcci alla rete, agli host, ai dati. E diverse tattiche per la ricognizione di Active Directory.
Le intrusioni possono avvenire tramite
trojan bancari, lo sfruttamento di applicazioni web compromesse. Oppure utilizzando credenziali rubate per l'accesso all'infrastruttura
VPN aziendale. In alcuni casi è plausibile che gli account abbiano avuto
password deboli che sono state forzate con attacchi brute force. In altri che le credenziali siano state collezionate tramite attacchi di
spear-phishing o
malware.
Esfiltrazione ed estorsione dei dati
Un fatto certo è che non appena i dati vengono esfiltrati viene distribuito il ransomware. Le tecniche di esfiltrazione variano, ma gli operatori di Maze sono famosi per caricare i dati esfiltrati su un server FTP sotto il loro controllo. Varia invece di molto il
tempo di permanenza all'interno della rete vittima. Può andare da un giorno a un anno, a seconda dei casi.
Una volta terminato il "lavoro", chiedono il riscatto. Pretendono una
somma per non pubblicare i file rubati e una separata per il decryptor.
Come mettersi al riparo da questa minaccia? Gli esperti di sicurezza ricordano che il ransomware non è il problema.
Il ransomware è uno strumento. Il problema è l'intrusione all'interno della rete aziendale, che dev'essere affrontato e risolto nel modo più efficace possibile.
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