Immuni sta per essere attivata nelle regioni campione, e via via in tutta Italia. Il tracciamento dei dati tuttavia ha ancora delle zone oscure.
L'app per il tracciamento Immuni si può scaricare gratuitamente in tutta Italia dagli store di Apple e Google. Funzionerà dall’8 giugno nelle 4 regioni sperimentali: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. Al momento è stata scaricata da circa 10mila persone, sommando i download da entrambi gli store. Anche se di fatto l'app di tracciamento ufficiale non è ancora attiva, torna alla ribalta lo scenario dei possibili problemi per la
privacy.
Al riguardo una nota stampa dell'Esecutivo rassicura: "
Nell’intero sistema dell’app non sono presenti né saranno registrati nominativi e altri elementi che possano ricondurre all’identità della persona positiva o di chi abbia avuto contatti con lei, bensì codici alfanumerici. L’impiego dell’applicazione, volontario, ha lo scopo di aumentare la sicurezza nella fase di ripresa delle attività".
Non sarà quindi possibile usare l'app per risalire agli spostamenti e all’identità della persona positiva. L'app sfrutta solo i
codici alfanumerici scambiati fra gli smartphone delle persone che vengono in contatto. In caso di rischio di contagio, l'app invia una notifica.
Questo significa che la persona che dovesse ricevere la notifica dovrebbe mettersi in auto isolamento, contattare il proprio medico e seguire tutte le procedure del caso. La domanda che sorge spontanea è: qualcuno controlla se il potenziale contagiato fa o non fa quello che dovrebbe? Se il controllo ci fosse, che fine farebbe la privacy? Se non ci fosse, verrebbe da interrogarsi su quanti, allertati del rischio, effettivamente seguiranno il protocollo.
La questione privacy non si chiude qui. Alcune Regioni, Sardegna in primis, chiedono obbligatoriamente la registrazione a chiunque faccia ingresso in regione da altri territori. I propri dati vanno inseriti in un modulo telematico. La stessa regione ha poi ideato una seconda app, Sardegna Sicura, da scaricare dagli app store e installare sullo smartphone per il contact tracing su base volontaria. Immuni non era sufficiente?
Molti poi avranno notato che centri estetici, parrucchieri, ristoranti e altri chiedono le generalità e i recapiti alle persone che entrano. Serve per tenere traccia degli avventori, e non ha nulla che vedere con Immuni. La domanda è: come sarà ottemperata la gestione della privacy di queste informazioni?
I gestori di attività non avranno certo difficoltà a identificare le persone per nome. E a rintracciarle al telefono in caso di problemi. Ci sono delle condizioni o delle regole per la custodia di quei dati, o l'unica richiesta è l'accettazione della solita clausola di cessione del trattamento dei dati?
Soprattutto, come ci si dovrebbe comportare nel momento in cui qualcuno telefonasse dicendo "lei è stato a contatto con un paziente positivo"? L'interlocutore potrebbe essere chiunque, anche un perfetto impostore.
È la domanda che si stanno ponendo i cittadini del Regno Unito, dove l'app di tracciamento non attiverà un messaggio, ma dei "traccianti di contatto", ossia delle persone fisiche autorizzate dal Governo a notificare il rischio di contagio. In quel caso è stato pubblicato il numero chiamante, di modo che sia facile da individuare. In realtà questa non è una garanzia sul fatto che chi chiama sia chi sostiene di essere. Gli esperti di sicurezza paventano un alto
rischio di spoofing, mediante procedure nemmeno troppo complesse da mettere in atto.
La sensazione, davanti a questa situazione, è che quello che viene presentato come semplice, efficace e sicuro in realtà nasconda una gran confusione di idee. L'esperienza orientale indica che il tracciamento è molto utile per circoscrivere i contagi. L'efficacia tuttavia è legata all'implementazione delle modalità di tracciamento, e alla gestione dei dati raccolti.
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