I dipendenti in smart working sono i nuovi obiettivi dei cyber criminali, che mimetizzano sempre più i malware con la crittografia.
Dopo mesi di stime provvisorie, è finalmente il momento di tirare le somme della cyber security ai tempi del
coronavirus. Spiccano i dati inquietanti sulla diffusione del malware crittografato, sull’ondata di cryptominer Monero, e sui
malware di ultima generazione.
I dati sono contenuti nell'
Internet Security Report di WatchGuard relativo al primo trimetre 2020. Solleva una tendenza di cui abbiamo parlato diffusamente in passato, e che ora trova conferma. La crittografia, universalmente usata per proteggere i dati legittimi, è ormai uno "strumento del mestiere" dei cyber criminali.
Il malware crittografato è la nuova frontiera del crimine per
nascondere il codice malevolo, passare indenne ai controlli di sicurezza e centrare obiettivi strategici, creando danni materiali e finanziari.
Alcuni dei
ransomware più temibili di questo periodo sono crittografati:
Emotet,
Ryuk, Sodinokibi,
TrickBot. Secondo i dati di WatchGuard, il 67% di tutto il malware in circolazione nel Q1 è stato diffuso tramite HTTPS. In altre parole, significa che le aziende e le istituzioni che non dispongono di soluzioni di sicurezza capaci di ispezionare il traffico crittografato
non possono rilevare due terzi delle minacce in arrivo.
Come avevamo indicato a suo tempo, questo tipo di controllo non è banale perché richiede soluzioni che creano problemi di latenza e al contempo aggiungono un livello di rischio. A meno che non si usino moderne tecniche di
Intelligenza Artificiale e machine learning capaci di ispezionare i metadati.
Fino a qualche settimana fa la questione sembrava secondaria. In realtà la percentuale calcolata da WatchGuard rende questo problema di grande attualità e urgenza. Non solo per il numero in sé stesso, ma anche perché
il 72% del malware crittografato è stato classificato come zero day. Significa che non esiste alcuna arma per bloccarlo.
Corey Nachreiner, chief tecnology officer di WatchGuard, sottolinea che "alcune aziende sono riluttanti ad eseguire l'ispezione HTTPS a causa del lavoro aggiuntivo richiesto. I nostri dati mostrano tuttavia che la maggior parte del malware viene distribuito attraverso connessioni crittografate e lasciare che il traffico non venga ispezionato non è più un'opzione possibile. […] L'unica difesa è l'implementazione di una serie di servizi di sicurezza a più livelli, inclusi metodi avanzati di rilevamento delle minacce e ispezione HTTPS."
Cryptominer e malware
Il secondo elemento degno di nota riguarda la crescente popolarità dei
cryptominer Monero. La metà dei domini che hanno distribuito malware nel periodo in esame ha ospitato o controllato cryptominer Monero. Il motivo è piuttosto banale: è un modo per generare reddito passivo.
Preoccupano molto di più le varianti di malware Flawed-Ammyy e Cryxos. Quest'ultimo è la terza minaccia nella lista dei cinque principali malware crittografati stilata da WatchGuard. È terzo anche nella lista dei primi cinque malware più diffusi. Per ora la minaccia riguarda per lo più Hong Kong e consiste in un allegato malevolo di posta elettronica mascherato come una fattura. Flawed-Ammyy è invece una truffa in cui l'attaccante utilizza il software di supporto Ammyy Admin per ottenere l'accesso remoto al computer della vittima.
L'impatto del COVID-19
A causa della pandemia, il primo trimestre 2020 ha segnato l'inizio di grandi cambiamenti nel panorama delle minacce informatiche. Il massiccio
aumento del lavoro da casa ha portato a un'impennata di attacchi contro singoli individui.
Nel complesso, però, gli attacchi malware e di rete diminuiscono. Nel periodo in esame si è registrato un calo del 6,9% degli attacchi malware e dell'11,6% di quelli di rete. L'obiettivo principale, evidentemente, non erano più le aziende ma i singoli dipendenti in smart working.
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