A pochi giorni alla riapertura delle scuole torna alla ribalta la didattica a distanza. Le minacce che hanno rovinato le lezioni nel primo semestre 2020 potrebbero tornare più forti di prima.
Le scuole stanno per riaprire i battenti e già incombe lo spauracchio di una ripresa, più o meno a macchia di leopardo, della didattica a distanza. In molte scuole secondarie di secondo grado è prevista fin dal primo giorno una rotazione settimanale per compensare la mancanza di ambienti adeguati a mantenere il distanziamento. In secondarie di primo e di secondo grado la DaD resta una scelta di riserva, in caso di chiusura della classe o dell'istituto per contagi. Guardando i dati della prima settimana di scuola in Francia, l'attesa potrebbe essere più breve del previsto.
Con la DaD torna anche la paura dei cyber
attacchi alle piattaforme di elearning. Si è occupata dell'argomento una ricerca di Kaspersky relativa al periodo da gennaio a giugno 2020. Gli
attacchi DDoS rivolti a risorse online dedicate alla didattica hanno fatto segnare un
aumento del 350% rispetto allo stesso semestre del 2019.
A favorirli è stato ovviamente l'alto numero di studenti connessi, e di conseguenza di computer che potevano essere coinvolti nelle
botnet da cui erano orchestrati gli attacchi. Il risultato è stata l'interruzione, più o meno prolungata, delle lezioni a distanza.
Il dettaglio mensile riflette l'andamento a livello mondiale della pandemia. Rispetto al 2019, a gennaio gli attacchi DDoS sono aumentati del 550%. A febbraio del 500%, a marzo del 350%, ad aprile del 480% e via discorrendo.
Non solo DDoS
Gli attacchi DDoS non sono stati gli unici a martoriare la didattica a distanza. Kasperky ha calcolato che fra gennaio e giugno 2020, 168.550 suoi utenti unici sono stati alle prese con minacce di vario tipo diffuse attraverso “finte” piattaforme di apprendimento online e applicazioni di videoconferenza che si spacciavano per Moodle,
Zoom, edX, Coursera, Google Meet, Google Classroom e Blackboard.
Dal canto loro, gli utenti sono stati sommersi da
email di phishing che sfruttavano queste stesse piattaforme per indurli a scaricare contenuti malevoli. A questo punto è chiara la necessità di
difendere gli ambienti di apprendimento digitali, mediante adeguate soluzioni per la sicurezza informatica. Ai produttori delle piattaforme è inoltre richiesto un impegno maggiore nella realizzazione di
patch che correggano ogni vulnerabilità nel tempo più breve possibile.
Si ricorda inoltre a studenti e insegnanti che tutte le informazioni sulle sessioni online non devono essere divulgate, e che i computer usati per l'attività scolastica devono essere protetti con soluzioni antimalware.
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