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La situazione della cyber security secondo Check Point

Check Point fotografa la situazione attuale e spiega le sue previsioni per la sicurezza informatica legate all'evoluzione tecnologica dettata dalla pandemia.

Business Tecnologie/Scenari
Nel corso del tradizionale appuntamento annuale Check Point Secure, che per ovvie ragioni quest'anno si è svolto in digitale, l'azienda ha scattato una fotografia dei problemi di cyber security ai tempi del COVID-19 e di quello che li ha generati. Lo scenario di partenza è ben noto: lo spostamento in massa della forza lavoro dall'ufficio all'ambiente domestico ha accelerato la trasformazione digitale.

Si è verificato un cambiamento radicale nel modo di comunicare con i clienti, che ora è incentrato sull'empatia nei loro confronti e su quelle che sono le loro nuove priorità. Una situazione nuova e inaspettata, che come ribadito più volte, non è destinata ad esaurirsi con l'emergenza pandemica. 

A questo proposito è chiarificatore un grafico proposto da Check Point: entro il 2030 i dipendenti che lavoreranno stabilmente da casa saranno il 30%. Una percentuale che sarebbe stata impensabile a inizio 2020.  Il cambiamento non interessa solo il luogo fisico da cui si svolge il lavoro. A questo punto è chiaro che le riunioni online, a cui ormai siamo avvezzi, resteranno nel nostro bagaglio culturale e influenzeranno l'approccio al lavoro. 

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Non significa che, una volta terminata la pandemia, non ci si incontrerà più di persona. Ma anche una buona percentuale delle riunioni prima organizzate in presenza diventerà digitale. A tal proposito ci sono i dati di un sondaggio, secondo i quali le modalità di lavoro adottate in questo periodo proseguiranno in forma parziale (63%) o addirittura totale (33%).

Risposte che non sorprendono, perché la pandemia ha dato molte informazioni alle aziende per ricalibrare il lavoro. In questo momento evitare gli spostamenti è una necessità sanitaria. Quando non lo sarà più, sarà un modo per abbattere i costi, o almeno per ridurli sensibilmente. Lo sarebbe stato anche prima del Covid, ma nessuno aveva sperimentato su larga scala la capacità produttiva dei lavoratori in smart working, sulla quale ormai i dati abbondano.

I problemi di sicurezza


Sono tre le principali categorie in cui si sono concentrati i problemi. Il primo è proprio lo smart working, o meglio il lavoro da casa. Ha comportato un ampio uso delle VPN, dei programmi di collaboration e dei device mobili. Abbiamo visto nei mesi scorsi come i primi due asset siano stati oggetto di attacchi. 

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Il secondo fronte è stato quello della trasformazione digitale. Ha portato con sé la nota migrazione al cloud con tutti i problemi che ne sono derivati, e con i cambiamenti conseguenti in materia di sistemi di accesso alle risorse aziendali. Cambiamenti epocali che in poco tempo hanno spinto molte aziende a mettere in secondo piano alcune best practice della cyber security per potersi garantire un prosieguo della produttività. Tante ne hanno pagato a caro prezzo le conseguenze.

Alla base di molti problemi c'è il fatto che i sistemi di sicurezza aziendali erano improntati su un perimetro che si è del tutto dissolto in una manciata di settimane. Ed è stato rimpiazzato per cause di forza maggiore dalle reti domestiche poco sicure per definizione. L'imperativo però era continuare a produrre.

Con il risultato che si è registrata una drammatica impennata degli attacchi. Check Point ha calcolato picchi di 210.000 attacchi alla settimana, di cui il 94% di phishing. La pandemia non ha fermato nemmeno gli attacchi ransomware, che anzi si sono consolidati come metodo di estorsione funzionale, soprattutto grazie all'impiego delle note tecniche della doppia estorsione.

Altro fronte caldo è stato quello delle app per il contact tracing, che sono state prese di mira o falsificate per collezionare illegalmente i dati degli utenti.

I problemi che hanno investito gli IT manager e le previsioni


In tutto questo, è spettato agli IT manager mediare fra le nuove e prorompenti esigenze della forza lavoro e la cyber sicurezza. Dopo aver messo a disposizione di tutti i dipendenti l'occorrente per lavorare da casa, hanno dovuto mettere il turbo ai progetti digitali (34%) e all’adozione di tecnologie cloud (24%).

Spesso questi compiti sono stati svolti frettolosamente. Ora bisogna consolidare curando tutti gli aspetti della sicurezza di rete, con particolare attenzione alla prevenzione, all'implementazione di soluzioni per la sicurezza IT e OT e per quella mobile.

Anche perché qualsiasi falla lasciata aperta favorirà gli attacchi. Come nella prima ondata, sono sulla graticola la sanità e le aziende farmaceutiche, che in questo momento detengono il grande potere di essere vicine alla realizzazione di un vaccino. Seguono a ruota le piattaforme di e-learning usate per la DAD che sta riprendendo a pieno ritmo. Altamente a rischio sono anche le elezioni statunitensi e l'esordiente 5G.
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