Autore: Redazione SecurityOpenLab
Di anno in anno la protezione delle Operational Technology (OT) diventa sempre più cruciale per la sicurezza delle infrastrutture critiche. Settori come energia, manifatturiero e sanità sono sempre più esposti alle minacce cyber che possono comprometterne la sicurezza operativa, con Gonseguenze economiche e sociali significative. Le cause sono molteplici: la commistione sempre più ampia tra IT e OT, che ha allargato la superficie di attacco e reso più difficile individuare le minacce in tempo utile; la mancanza di formazione adeguata per i tecnici, la presenza di attacchi mirati e l'obsolescenza tecnologica di molti sistemi OT, che non supportano misure di sicurezza avanzate.
Quest’ultimo problema in particolare dà vita a un pericoloso effetto collaterale: la scarsa visibilità sugli attacchi, che rende difficile capire in tempo reale se è in corso un'intrusione, con il rischio che la scoperta dell’attacco avvenga solo quando l'operatività è già stata compromessa. Inoltre, la natura stessa dei sistemi OT, progettati per garantire continuità operativa e non per resistere ad attacchi informatici, complica ulteriormente la gestione della sicurezza. A ciò si aggiunge la crescente interconnessione tra impianti industriali e reti esterne, spesso attraverso dispositivi IoT, IIoT e piattaforme cloud, che aumentano ulteriormente i punti di accesso per possibili attaccanti.
La sicurezza OT è strettamente legata alla protezione della supply chain, soprattutto in un contesto normativo sempre più esigente come quello delineato dalla direttiva NIS2. L’esposizione delle infrastrutture critiche, infatti, non deriva necessariamente da attacchi contro sistemi ad esse interni, ma anche da attacchi che sono andati a segno presso un piccolo fornitore. È proprio uno dei motivi per i quali l’Unione Europea, in fase di stesura della normativa NIS2, ha esteso l'obbligo di compliance a un numero maggiore di entità. Semplificando al massimo, a far data dal 1 gennaio 2026 (salvo proroghe) le imprese saranno chiamate ad adottare misure di sicurezza adeguate non solo per proteggere i propri sistemi interni, ma anche per garantire che i fornitori e i partner rispettino standard di sicurezza equivalenti.
Questo riguarderà anche il monitoraggio e la mitigazione delle vulnerabilità, che nel caso dei sistemi OT è un problema enorme, considerata l’obsolescenza di molti sistemi, come indicato sopra. Un aspetto particolarmente critico è che spesso i fornitori di tecnologie OT non rilasciano aggiornamenti di sicurezza con la stessa rapidità con cui avviene nel mondo IT, lasciando scoperte falle che possono essere sfruttate dagli attaccanti per settimane o mesi. Per questa ragione, un modello efficace di gestione del rischio non può limitarsi alla protezione dei sistemi interni, ma deve includere una valutazione continua della sicurezza di tutta la catena di fornitura, con meccanismi di auditing e controllo periodici.
Per ottenere risultati tangibili nella protezione OT è necessario adottare un approccio strutturato e multilivello. Il primo passo è condurre un’analisi approfondita delle vulnerabilità per individuare i punti critici e definire le priorità di intervento. Questo permette di comprendere quali sistemi necessitano di protezioni più avanzate e dove sia indispensabile migliorare la resilienza. L’adozione di soluzioni di sicurezza specifiche per l’ambiente OT è un elemento chiave: proteggere sistemi di controllo, reti industriali e dispositivi connessi richiede tecnologie in grado di garantire la sicurezza senza compromettere la continuità operativa.
Molte organizzazioni non dispongono di una mappatura chiara dei propri asset connessi, il che rende difficile individuare in tempo reale (o per lo meno in tempi brevi) anomalie o potenziali attacchi che potrebbero propagarsi lungo la supply chain. Per mitigare questi rischi è essenziale implementare soluzioni di monitoraggio continuo e adottare protocolli di comunicazione sicuri. La segmentazione della rete OT è un'altra strategia efficace: separare logicamente le diverse aree di produzione impedisce agli attaccanti di muoversi liberamente all'interno dell'infrastruttura in caso di compromissione di un singolo sistema.
Spesso sottolineiamo che gli strumenti di security da soli non bastano, e questo frangente non fa eccezione. La formazione del personale gioca un ruolo determinante ai fini della OT security: gli operatori devono essere consapevoli delle minacce e delle best practice di sicurezza per evitare errori che potrebbero esporre l’azienda a rischi. Un altro elemento critico è la gestione delle credenziali e degli accessi: il principio del privilegio minimo, con accessi limitati e controllati in base alle effettive necessità operative, riduce la possibilità che un attacco interno o un furto di credenziali comprometta l'intera rete.
Allo stesso modo, è indispensabile una stretta collaborazione con i fornitori, con i quali stabilire protocolli di sicurezza condivisi. Non basta affidarsi a contratti che richiedano ai partner di rispettare standard di sicurezza: è necessario verificare con audit periodici che tali standard siano effettivamente implementati e aggiornati in base alle nuove minacce. Le organizzazioni devono considerare la sicurezza OT non più come un obiettivo a sé stante, ma come parte integrante della propria strategia di gestione del rischio.
Quello che consigliano gli esperti è pertanto un approccio integrato che bilanci tecnologia, strategia e formazione per affrontare il problema in modo proattivo e ridurre i rischi in modo sistemico.